In linguaggio diplomatico un confronto “franco e cordiale” significa che si è litigato, senza però arrivare alla rottura. Le tensioni tra Roma e Berlino, confermate dal Ministro degli Esteri italiano Tajani, hanno stoppato l'intesa tra i Ministri dell'Interno dei 27 sulla regolamentazione della crisi migratoria, che sembrava ieri ad un passo.
Se ne riparlerà tra 7 giorni: quando ci sarà il vertice dei leader a Granada. Dopo che la Germania aveva superato le sue riserve sul tema dell'asilo, è stata l'Italia a puntare i piedi perché vuole ridimensionare il ruolo delle navi delle Ong, molte finanziate dalla Germania e accusate da Roma di essere una calamita per i migranti, che poi finiscono nei porti italiani perché geograficamente i più vicini.
Come in un gioco di scatole cinesi, la presidenza spagnola della Ue, dopo aver risolto i dubbi tedeschi, ora dovrà convincere gli italiani e poi, nei prossimi mesi dovrà superare i no di Polonia e Ungheria, che non accettano il principio di redistribuzione dei migranti che arrivano dal sud del Mediterraneo. Quello che sembra chiaro è che, di mediazione in mediazione, l'Unione deve riformare il proprio sistema di gestione delle migrazioni e di asilo, su questo c'è l'accordo di tutti: i numeri degli arrivi a Lampedusa hanno dimostrato che il sistema in atto oggi, fondato sul Patto di Dublino, non funziona.
L'intesa è possibile, auspicabile, ma non facile anche perchè a giugno ci saranno le elezioni europee e i partiti sembrano già in campagna elettorale.
Nel servizio le interviste a Antonio Tajani (Ministro degli Esteri), Gian Marco Centinaio (Lega) e Laura Boldrini (Partito Democratico)