C'è la loggia massonica P2 e il suo "maestro venerabile" Licio Gelli dietro la strage della stazione del 2 agosto 1980. Ma anche apparati deviati dello Stato. Ne sono convinti i magistrati della Procura generale di Bologna che dopo aver avocato nel 2017 l'indagine dalla Procura ordinaria, a 40 anni dall'attentato più sanguinario della storia della Repubblica (85 morti e oltre 200 feriti), hanno notificato quattro avvisi di fine indagine portando alla luce il lato oscuro che ancora mancava, quello dei mandanti della strage.
E Gelli, già condannato nel 1995 per depistaggio, morto nel 2015, avrebbe avuto un ruolo di primo piano nel finanziarla. Nel registro degli indagati c'è Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, considerato un esecutore dell'attentato, il 'quinto uomo', dunque, che avrebbe agito in concorso proprio con Gelli, con l'imprenditore e banchiere legato alla P2 Umberto Ortolani, con l'ex prefetto ed ex capo dell'ufficio Affari Riservati del ministero dell'Interno Federico Umberto D'Amato e con il giornalista iscritto alla P2 ed ex senatore dell'Msi, Mario Tedeschi. Questi quattro, tutti deceduti, sono ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori, e quindi avrebbero agito in concorso con gli esecutori, cioè i Nar già condannati: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini. I primi tre in via definitiva e l'ultimo in primo grado, dopo la sentenza all'ergastolo del mese scorso. Nell'avviso di conclusioni indagini si legge anche "con altre persone da identificare". La posizione delle quattro menti della P2 che si celavano dietro la bomba verranno subito archiviate, ma l'attività dei magistrati servirà comunque a dare una risposta ai familiari delle vittime, che da sempre invocano la completa verità sulla strage. E che oggi parlano di un processo che "può cambiare la storia d'Italia".