
“Il carcere come è oggi non funziona – esordisce così il Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo - Ce lo dicono questi dati, ce lo dice il fatto che siamo gli ultimi in Europa per tutto, per la qualità all'interno degli istituti penitenziari. E ci poniamo ai primi posti come carceri peggiori nel mondo. La soluzione è quella di iniziare a dimostrare interesse nei confronti del carcere da parte del mondo della politica”.
Torna a lanciare l'allarme dopo il secondo suicidio in 48 ore: un detenuto nel carcere di Verona. Guarda ai 68 morti in cella dall’inizio dell’anno di cui 12 classificati come “morte da accertare”: “nascondere le morti in carcere per abbassare la statistica di una “strage di Stato” - così la chiama - non serve a nascondere le responsabilità per i 20 suicidi “ufficiali” avvenuti sinora. In due anni: 555 morti, di cui 179 suicidi; ma anche 4700 poliziotti in Ospedale perché picchiati.
Trovati 20 kg di droga e oltre 4mila telefonini, segno - dice - che le organizzazioni criminali ne gestiscono il traffico dentro gli istituti. Anche 5 omicidi e 7 morti per overdose accertate. “Questo la dice lunga – prosegue - su come il carcere in realtà è diviso in due parti. Da una parte, i delinquenti veri, quelli che comandano, e dall'altra parte un numero cospicuo, circa 15.000 tra alcool-dipendenti, tossico-dipendenti e malati psichiatrici, che sono i detenuti più fragili; perché poi sono quelli che in realtà si suicidano. Oltre all'assumere personale va rivisto il modo di concepire il carcere".
Allarga così la denuncia, dai numeri, ad un sistema da cambiare. Servono educatori, servono mediatori culturali: “Un terzo dei suicidi è di italiani, gli altri sono tutti stranieri. Questo rende più forte e valida l'idea di assumere mediatori culturali, di assumere psicologi, di non concepire più il carcere come un 'grande fratello' dove tutti sono aperti e vanno in giro, ma costruire un carcere dove ha diritto ad avere di più chi si comporta meglio. Perché il carcere deve essere la parte terminale di una carriera criminale, non come succede oggi, di riorganizzazione e di esercizio del potere all'interno del carcere, ma anche fuori”.
Nell'accusa alla politica di disinteresse, invoca interventi “efficaci e di emergenza”: “Io incontrerò nelle prossime settimane il Presidente del Consiglio; l'ho già sentito per telefono, ma spero che da parte loro ci sia la volontà di interessarsi del carcere e che non sia solo un immondezzaio sociale dove buttare dentro di tutto e di più, anche perché questo non rieduca. Se non c'è rieducazione, non è che andiamo a risolvere il problema”.
Nel video, l'intervista al Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo