Un anno dal crollo, Genova si stringe nel dolore. Delegazione Autostrade allontanata dai parenti delle vittime
Le 11 e 36. Un frastuono, gli stralli annichiliscono in una nube di acqua e di polvere. E poi, il silenzio. Uno squarcio incolmabile: la caduta del Ponte Morandi, che ha portato con sé 43 vittime.
Lo stesso silenzio che oggi, a un anno esatto dalla tragedia, attraversa i vicoli di Genova, con i cittadini consapevoli che non è una vigilia di Ferragosto come tutte le altre. Lo sguardo attonito, il tipico broncio accentuato, ma tanta voglia di condividere il dolore e di rimboccarsi le maniche.
Un ricordo che sa di rinascita quello odierno: proprio lì, vicino alla pila 9 del futuro viadotto, l'arcivescovo Angelo Bagnasco ha voluto aprire la cerimonia elencando i nomi di chi ha perso la vita. Un minuto di silenzio. Dalla Val Polcevera, in lontananza solo il suono delle sirene delle navi al porto e il rintocco delle campane.
Una ferita ancora fresca, che si sta rimarginando con la posa delle prime "pietre" del nuovo pilone, sopra cui sventola, fiera, la croce di San Giorgio. Il presidente delle Repubblica italiana, Sergio Mattarella ha abbracciato i familiari delle vittime.
Il premier Giuseppe Conte, sotto pressione dei cari delle vittime, ha invitato la delegazione di Autostrade per l'Italia ad abbandonare il capannone.
"Crolla il ponte, crolla la strada, tutto crolla, tranne noi genovesi, duri, inospitali, musoni e testardi, ma anche grandi lavoratori e orgogliosi". Così recitava la poesia che girava sui social poche ore dopo la tragedia: dalle macerie sorgerà un nuovo ponte con 43 lampioni, per non dimenticare, guardando al futuro.