Vertice di governo sulla manovra, duello Di Maio-Franceschini
Dopo 4 ore di seduta, pare che l'intesa non sia stata raggiunta.
Il Documento di Economia e Finanza è al rush finale. Oggi la nota di aggiornamento al documento in cui vengono indicati i nuovi obiettivi di crescita e finanza pubblica a livello programmatico, sarà portata in Consiglio dei ministri con un nuovo quadro dei conti pubblici che farà da cornice alla legge di bilancio. Alla vigilia si è alzata la tensione nella maggioranza ed emergono divergenze.
Luigi Di Maio dice no a qualsiasi aumento dell'Iva, rilancia con il salario minimo in manovra e frena anche su un tema caro al Pd come lo ius culturae. Lo fa dagli schermi Tv, poco prima di andare a Palazzo Chigi, per un vertice di governo convocato alle 22. E Dario Franceschini detta una nota durissima: "Credo le sue parole impegnino il Movimento, non certo la maggioranza". Giuseppe Conte convoca in nottata, per la prima volta, tutti gli azionisti di maggioranza, incluso Italia viva, il partito di Matteo Renzi rappresentato da Teresa Bellanova. Poco prima delle dieci arrivano i rappresentanti di M5S, Di Maio e Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza, Franceschini per il Pd, Roberto Speranza per LeU e, appunto, la Bellanova.
Il nodo più spinoso è proprio quello dell'Iva, che divide profondamente gli alleati di governo. E non bastano le parole del ministro Gualtieri, che in tv rassicura che non c'è niente di deciso e alcune aliquote saranno abbassate. I ritocchi selettivi all'Iva servirebbero a reperire risorse per coprire le misure, ferma restando l'intenzione di Gualtieri di non andare oltre il 2,2% di deficit. Ma nella maggioranza non solo M5S ma anche Italia Viva e parte del Pd spingono per alzare l'asticella portando il deficit almeno al 2,3%. "L'Iva non può aumentare, né nell'aliquota minima, né nell'intermedia, né in quelle più alte", afferma Di Maio, con toni ultimativi. "Se poi vogliamo far pagare meno Iva a chi usa le carte di credito va benissimo", aggiunge.