Ylva Johansson: la pressione migratoria richiede una “risposta europea”. L'Italia “non è sola”
In visita a Lampedusa la Commissaria europea agli Affari Interni, insieme al Ministro italiano Matteo Piantedosi
Solo venerdì scorso le presenze all'hotspot dell'isola erano oltre 3.300, a fronte di una capienza di 400 posti. Situazione tornata ad una quasi normalità, a seguito di un massiccio sforzo logistico per trasferire persone sulla terraferma. Ma resta la prima linea della rotta del Mediterraneo Centrale, Lampedusa; dove anche oggi sono proseguiti gli sbarchi. Nuova tappa del tour della Commissaria Johansson nei luoghi più sottoposti a pressione migratoria. Insieme al Ministro Piantedosi una ricognizione della struttura d'accoglienza, gestita dal I giugno dalla Croce Rossa; e dichiarazioni d'intenti, su un tema che continua a creare frizioni nel Vecchio Continente. Una presenza concreta, un segno di vicinanza, ha commentato Piantedosi.
Ma al di là dell'orizzonte una Libia lacerata da conflitti, le fibrillazioni della Tunisia; un caos che complica ogni strategia, a partire dalla volontà di porre un freno alle partenze. La scommessa del Governo è dare concretezza al cosiddetto Decreto Cutro, che introduce procedure accelerate di frontiera per chi proviene da Paesi considerati “sicuri”. Ribadita poi la linea dura sul fronte securitario. Quanto ai ricollocamenti la posizione dell'Italia è nota, in ambito europeo. Istanze in qualche modo raccolte da Johansson; che ha sottolineato come la solidarietà sia “resa obbligatoria” dalla legislazione varata.
Nel servizio le dichiarazioni di Ylva Johansson (Commissaria europea agli Affari Interni) e Matteo Piantedosi (Ministro italiano dell'Interno)
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