10 novembre: Giornata Mondiale degli stagisti
È quanto emerge da uno studio promosso dal Sanpellegrino Campus, in occasione della Giornata Internazionale dello Stagista che si celebra il 10 novembre, condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analisys) su circa 3.200 ragazzi – studenti e laureati tra i 18 e i 25 anni – attraverso un monitoraggio online sui principali social network, forum e community per capire cosa pensano e cosa si aspettano da uno stage.
Ma quanto conta la formazione per i giovani? Ben l’81% ritiene sia fondamentale per preparare al meglio in vista del lavoro ma occorre considerare due aspetti: non deve essere solo teorica (66%) – dal momento che “con la pratica si impara molto più che sui banchi di studio” – e deve svecchiarsi nei modi e nei metodi (43%). Semaforo verde da parte dai ragazzi dunque a qualsiasi tipo di alternanza scuola/lavoro (55%) e progetti che li veda protagonisti in prima persona (47%).
È facile trovare uno stage? In generale, il 25% dei giovani indagati trova difficoltà per via dell’alta concorrenza, percezione che sale ancora di più tra i laureati (31%), ovvero coloro più prossimi a entrare nel mondo del lavoro. Tra gli studenti, invece, il 36% ha delle aspettative maggiori nei confronti delle Università, poiché si «fermano all’attivazione degli stage curriculari». Appena il 12% dei ragazzi, infine, segnala che le difficoltà maggiori sono dovute alla scarsa offerta da parte delle aziende. Ecco perché per il 52% dei ragazzi l’attesa di una chiamata porta con sé più trepidazione rispetto anche ad un appuntamento galante, e rappresenta una priorità più importante dall’acquisto della prima auto (32%) o di un viaggio con gli amici (23%).
Quali aspettative ripongono nei confronti di uno stage? Oltre sei ragazzi su 10 (67%) non lo associano immediatamente al lavoro, nel senso che è convinzione diffusa che «un tirocinio serve a formarti sotto tutti i punti di vista». Da questa esperienza si aspettano quindi di sviluppare qualità caratteriali indispensabili per affrontare il mondo del lavoro (36%) – ovvero spirito di iniziativa (22%), fiducia nei propri mezzi (23%), spirito di adattamento (26%), capacità di organizzazione e gestione delle emergenze (27%), resistenza allo stress (31%) – riconoscere e superare i propri limiti (24%) e scoprire potenzialità inaspettate o inespresse (32%). Sotto il profilo professionale, poi, per il 37% dei ragazzi uno stage permette di “rubare” i segreti ai colleghi più esperti, continuando a «imparare anche dopo l’Università» (18%) aprendosi al confronto e al dialogo (19%).
E le aspettative di guadagno? La stragrande maggioranza dei soggetti indicati (72%) dimostra di avere i piedi per terra e sa, senza farne un dramma, che uno stage non incide in maniera decisiva sotto l’aspetto economico. Il 22% ammette che «comunque permette di avere qualcosina a fine mese che male non fa», ma il guadagno maggiore appare essere immateriale. A beneficiarne può essere sicuramente la vita sociale: uno stage può allargare le proprie conoscenze sia in termini di amicizie (53%) che di contatti che poi possono rivelarsi anche utili per aprire nuovi orizzonti professionali (38%).
Ma in che modo le aziende possono sostenere i giovani stagisti? Ben il 41% dei sondati vorrebbe che le aziende facilitassero l’integrazione nella struttura aziendale – condizione invece molto sentita dai laureati (41%) – e premiassero il merito (21%) – bisogno più forte negli studenti (39%). Il 14% chiederebbe alle aziende di attivare e investire in percorsi di formazione più incisivi, mentre il 12% crede che le imprese debbano dare una mano ai giovani soprattutto a livello di welfare aziendale per facilitare bisogni pratici.