Sono passati 8 anni da quell'11 marzo del 2011, quando - alle 14.46 locali (le 6.46 in Italia) - un terremoto devastante sconvolse tutto il Giappone nordorientale, producendo un maremoto che si abbatté sulle coste spazzando via tutto ciò che incontrava. A 30 chilometri di profondità, si generò una scossa di magnitudo 9 che diede vita ad uno tsunami con onde maggiori di 10 metri. Molte centrali nucleari andarono in blocco d'emergenza. A Fukushima Daiichi, la più vecchia del Paese, situata su uno dei tratti di costa più colpiti, venivano messi fuori uso (prima dal terremoto, poi dall'onda di tsunami) i sistemi di raffreddamento di diversi reattori provocando un meltdown nucleare le cui conseguenze continuano e continueranno ancora per decenni. Per timore di fuoriuscita di vapori radioattivi, le autorità dispongono lo sgombero dei centri abitati limitrofi, anche se si tende a tranquillizzare sulla tenuta delle centrali. Le aree colpite erano abitate soprattutto da pescatori ed erano uno dei centri cruciali della fiorente industria ittica nipponica.
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