Non sarà firmato alcun documento, era stato sottolineato - a scanso di equivoci – a colloqui in corso. E ciò testimonierebbe la volontà di entrambi i leader di mantenere margini di manovra. Nelle 3 ore di confronto a Sochi anche il punto sulle relazioni economico-strategiche. Nessuna novità, se si considera il disinvolto pragmatismo di Ankara. L'attenzione del Mondo era concentrata piuttosto sull'accordo del grano. Da Putin il solito refrain: disponibilità a tornare all'intesa; a condizione vengano rimossi gli ostacoli all'export russo. Erdogan ha annunciato la preparazione di alcune proposte in tandem con l'ONU; credo si possano “ottenere risultati positivi e in tempi brevi”, ha aggiunto.
Ottimismo che cozza con l'escalation in corso nel Mar Nero. Mosca ha rivendicato la distruzione di 4 motoscafi nemici diretti verso la Crimea, con a bordo squadre di sbarco. Dall'altra parte sciami di droni russi sui porti del Danubio, con il costante rischio di un catastrofico coinvolgimento della Nato. Kiev ha parlato di esplosioni anche in territorio rumeno; a stretto giro la categorica smentita di Bucarest. Tensione altissima, però. La Turchia è pronta a fare la sua parte affinché Russia e Ucraina abbiano negoziati diretti, ha dichiarato dal canto suo Erdogan; che proprio in veste di mediatore aveva acquistato enorme centralità. Ma pare utopica, al momento, l'ipotesi di un tavolo delle trattative. Visto anche l'”all-in” delle forze di Kiev sul fronte di Zaporizhzhia. Report insistenti di uno sfondamento della prima linea fortificata russa.
Per il resto nebbia di guerra. Putin ha definito un “fallimento” la controffensiva. Al contempo, sul piano geopolitico, massima attenzione al cosiddetto “soft power”. Ribadita a Sochi l'intenzione di inviare gratuitamente stock di cereali a 6 Paesi africani poveri. Il suo omologo turco ha aperto a questa prospettiva, prospettando la collaborazione pure del Qatar. Non solo; parlando di un possibile rilancio dell'iniziativa del grano, Erdogan ha invitato i vertici ucraini ad “ammorbidire” l'approccio. Si attende ora la reazione di Kiev; già alle prese con turbolenze di non poco conto. A partire dall'annunciato avvicendamento al Ministero della Difesa; fatali, per Reznikov, le accuse di un coinvolgimento nello scandalo dei presunti acquisti di forniture militari a prezzi gonfiati. Nelle ore precedenti, inoltre, il clamoroso arresto di Igor Kolomoisky: potente oligarca, ritenuto un tempo alleato di Zelensky, ma finito di recente nel mirino anche della autorità americane.