Afghanistan: nuovi rimpatri ed evacuazioni, critiche incrociate tra Stati
Nuovi rimpatri ed evacuazioni da Kabul verso i Paesi occidentali. Sono 3300 i cittadini afghani evacuati nelle ultime ore verso la Gran Bretagna, con il ponte aereo attivato dopo l'avanzata dei talebani. Aggiornamento che arriva a poche ore dall'arrivo, a Roma, dell'aereo dell'Aeronautica Militare con a bordo 74 persone provenienti dalla capitale afghana: si tratta di personale d'ambasciata, connazionali e una ventina di ex collaboratori locali a rischio ritorsioni se fossero rimasti in patria.
Intanto, gli Usa rafforzano il cordone di sicurezza attorno all'aeroporto della città, riaperto ieri. Testimoni parlano di talebani che setacciano casa per casa in cerca di presunti oppositori. Dal canto loro, i talebani, tramite il mullah Baradar Akhund, promettono “serenità” alla nazione e che si occuperanno dei bisogni della gente. Affermano che la situazione è pacifica.
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Ma iniziano le prime reazioni tra Paesi esteri. Ieri il discorso del presidente americano Biden che ha affermato: “La nostra missione non è mai stata pensata per costruire una nazione”. Con il ritiro delle truppe, ha aggiunto, si è fatto l'interesse nazionale. Gli americani, ha detto, “non faranno quello che non fanno gli afghani”. Biden ha poi promesso una risposta “devastante” se i talebani attaccheranno gli interessi americani. Dalla Cina, la portavoce del Ministero degli Esteri critica gli Stati Uniti. Il loro ruolo, dichiara, “è la distruzione, non la costruzione”. E la Turchia giudica, al momento, positivamente, i messaggi dati finora dai talebani agli stranieri, alle missioni diplomatiche e alla popolazione. Anche la Russia, tramite il ministro degli Esteri Lavrov, ha parlato di un segnale positivo in merito alla volontà dei talebani di lavorare con altre forze politiche.
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