Alexei Navalny: articolo del WSJ contraddice la tesi dell'omicidio ordinato da Putin
Forti critiche da parte degli alleati del dissidente deceduto in carcere. Il Ministro Tajani chiede intanto chiarimenti dopo la “nazionalizzazione” decisa dal Cremlino della sussidiaria russa della Ariston
Sta facendo discutere l'articolo del Wall Street Journal nel quale – contraddicendo una certa narrazione - si sostiene come Putin non avesse “probabilmente” ordinato direttamente la morte di Navalny. E ciò citando fonti dell'intelligence americana. Dura, però, la replica di Leonid Volkov; il braccio destro del dissidente deceduto in carcere ha infatti definito “ridicola” l'idea che il leader russo non avesse “approvato l'uccisione”. Senonché, all'epoca dei fatti, fu lo stesso Kyrylo Budanov – capo dei servizi ucraini e nemico implacabile del Cremlino – a smentire la tesi dell'omicidio politico su commissione; parlò infatti di morte per cause naturali. Parole che passarono sostanzialmente sottotraccia sui nostri media.
Vicenda paradigmatica di quanto anche il campo della comunicazione risenta dell'attuale clima di scontro fra blocchi. Così come l'economia. Alle sanzioni, alla possibile confisca dei propri asset congelati, Mosca tenta di reagire con misure più o meno speculari. In questa chiave, forse, va letto il trasferimento temporaneo delle sussidiarie russe della Bosch, e dell'italiana Ariston, ad una società del gruppo Gazprom. Il Ministro Tajani ha dato mandato di convocare l'ambasciatore russo in Italia per chiarimenti.
Ordinaria amministrazione per una leadership – quella russa – che da tempo insiste nel veicolare il concetto della lotta esistenziale contro l'Occidente; accusato dal Cremlino di combattere un conflitto per procura “fino all'ultimo ucraino”. Proprio in quest'ottica era stato presentato, al fronte interno, il via libera di Washington al maxi-pacchetto di aiuti militari al Paese aggredito. Una mossa che spinto le forze russe a massimizzare la spinta offensiva nel Donbass, prima che le forniture americane giungano in prima linea e possano produrre un impatto operativo.
Per Kiev, in questa fase, l'imperativo categorico è stabilizzare il fronte, pur in inferiorità numerica. Il tempo, dunque, come fattore decisivo; mentre si intensificano le operazioni da remoto da una parte e dall'altra. I media ucraini riportano nuovi attacchi a raffinerie russe; questa volta nella regione di Krasnodar, dove sarebbe stato colpito anche un aeroporto militare. Temporaneamente evacuato invece, in mattinata – per un allarme bomba – lo scalo internazionale Vnukovo di Mosca. Dall'altra parte ancora pesanti strike missilistici contro la rete energetica ucraina. Bandita, in questo clima, ogni ipotesi di negoziato. “Attualmente – ha fatto sapere il Cremlino – non ci sono i presupposti per colloqui con Kiev”.
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