Israele ha informato il Qatar di essere pronto ad una tregua di almeno una settimana in cambio del rilascio degli ostaggi. Al momento, però, l'accordo è lontano. "Non giocheremo a questo gioco" ha dichiarato Hamas, che chiede un cessate il fuoco “permanente”, non temporaneo. Dunque, si tratta, con la mediazione di Egitto e Qatar. E mentre continuano i raid sulla Striscia, con pesanti bombardamenti a Jabalia e Khan Yunis, e un bilancio delle vittime che da inizio guerra raggiunge – secondo il movimento islamico – i 20.000 morti, c'è attesa – dopo due rinvii – per la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Nella bozza finale si chiedono 'pause e corridoi umanitari urgenti ed estesi' a Gaza, il rilascio immediato di tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas, il rispetto degli obblighi delle "parti in conflitto verso il diritto internazionale in materia di protezione dei civili”. Si ribadisce inoltre la soluzione a due Stati.
Il via libera alla risoluzione è nella mani degli Stati Uniti. Da settimane Washington si dichiara contraria ad un cessate il fuoco ma favorevole a tregue umanitarie che permettano di far entrare gli aiuti. E uno dei punti su cui insistite l'amministrazione Biden è la condanna di Hamas. Senza la quale è probabile che gli Usa pongano il terzo veto. “Servirebbe un miracolo” riferisce un diplomatico delle Nazioni Unite. È un delicato lavoro di diplomazia alla ricerca del compromesso. L'obiettivo della risoluzione" è fissato "dal Paese che la presenta" – dice il segretario di Stato Blinken - e in questo caso è facilitare gli aiuti umanitari a Gaza: "noi questo lo sosteniamo fin dall'inizio. Augurandosi possa essere raggiunto un risultato soddisfacente.