Assemblea Generale delle Nazioni Unite: distensione e moderazione il messaggio degli Emirati
La corrispondenza di Elisabetta Norzi
La tensione nel Golfo torna alta, sia sul fronte yemenita che su quello iraniano, mentre gli Emirati Arabi si presentano all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, che proseguirà fino al 30 settembre, con un messaggio forte: un invito, davanti a tutti i leader mondiali, alla distensione e alla moderazione. E' il ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, lo sceicco Abdullah bin Zayed, a guidare la più numerosa delegazione che gli Emirati Arabi abbiano mai inviato alle Nazioni Unite, proprio all'indomani degli attacchi agli impianti petroliferi sauditi di Abqaiq, la più grande raffineria del mondo, e al giacimento di Khurais.
Dopo l'attacco, che ha dimezzato la produzione petrolifera saudita, sia Washington che Riad hanno puntato il dito contro l'Iran, mostrando i resti dei droni utilizzati per colpire gli obiettivi, di fabbricazione iraniana. Non solo prove "innegabili" della loro provenienza, hanno sottolineato, ma anche "un atto di guerra", ha aggiunto il segretario di Stato americano Mike Pompeo, in visita in questi giorni in Arabia Saudita e negli Emirati. E anche se Abu Dhabi era riuscita a tenersi in disparte, ha fatto sapere ora di volersi unire alla coalizione guidata dagli Stati Uniti per proteggere le spedizioni marittime nel Golfo Persico e nello Stretto di Hormuz, della quale fanno già parte Arabia Saudita, Australia, Bahrain e Inghilterra.
Tornando al vertice di New York, qualche anticipazione sugli interventi degli Emirati Arabi è arrivata dalla direttrice della comunicazione per il Ministero degli Esteri, che ha annunciato le priorità per il Paese. Innanzitutto il rafforzamento della cooperazione multilaterale e l’impegno degli Emirati a sostenere in tutti i modi la stabilità regionale. Ancora, la promozione della tolleranza e del dialogo interreligioso, la lotta ai cambiamenti climatici e il rafforzamento del ruolo delle donne nella società.
Sul fronte politico, gli Emirati continueranno dunque a sostenere “soluzioni diplomatiche che mirano a risolvere i conflitti, invece che limitarsi a gestirli” ha sottolineato il Ministero degli Esteri, partendo dallo Yemen e dall’appoggio all'inviato speciale delle Nazioni Unite Martin Griffiths. E a dispetto di quanto pubblicato sulla stampa estera riguardo ad una presunta divisione tra Arabia Saudita ed Emirati, è stato ribadito che funzionari dei due Paesi stanno lavorando a stretto contatto con le varie parti in campo, per mettere fine, al più presto, al conflitto in Yemen.
Elisabetta Norzi