Attacco USA, ucciso il generale iraniano Soleimani. Preoccupate le diplomazie di tutto il mondo
L'intero Medio Oriente è prossimo ad una escalation dalle conseguenze imprevedibili, dopo che gli Stati Uniti, con un attacco sull'aeroporto di Baghdad, hanno ucciso il generale iraniano Qasem Soleimani
La vendetta, a questo punto, è inevitabile. Perché il capo delle Forze al Quds – l'unità di proiezione esterna dei Pasdaran – era una sorta di leggenda vivente in Patria, specie dopo le vittorie riportate contro i terroristi dell'ISIS e di al Qaeda. Resta solo da capire dove e quando colpirà Teheran. E l'invito delle Guardie della Rivoluzione agli Stati Uniti – a “comprare bare per i loro soldati” -, non lascia spazio ad interpretazioni. L'attacco nella notte, all'aeroporto di Baghdad, probabilmente con un drone: due le auto centrate; otto i morti. Tra loro il principale obiettivo, Qasem Soleimani; ma anche il numero due delle milizie sciite irachene: colpite duramente, nei giorni precedenti, da un raid americano, come ritorsione per la morte di un contractor. Vicenda che aveva portato al tentato assalto all'ambasciata statunitense. Soleimani si sarebbe recato nella capitale irachena proprio per monitorare la situazione. Immediata la reazione della guida suprema Ali Khamenei. Verrà raddoppiata – ha detto - la motivazione della resistenza contro Stati Uniti e Israele”.
Nel Paese, intanto, folle enormi di persone scendevano in strada per esprimere la propria rabbia, e piangere la morte di colui che è considerato un eroe nazionale. Manifestazioni anche in altri Paesi, addirittura in India. Il Pentagono, intanto, afferma che l'attacco è stato deciso da Trump, perché l'alto ufficiale voleva uccidere diplomatici americani. “Doveva essere fatto fuori molti anni fa!”, ha aggiunto via twitter il Presidente, criticato però da più parti. Joe Biden lo accusa di aver “gettato dinamite in una polveriera”. Preoccupazioni, per la possibile escalation, giungono intanto da numerose cancellerie; mentre in Israele, dove è stato elevato lo stato d'allerta, Netanyahu ha appoggiato la scelta di Trump, sostenendo che Soleimani stesse “progettando nuovi attacchi”. Tutto ciò a pochi giorni dalla conclusione delle esercitazioni navali congiunte di Iran, Russia e Cina nel Mar Arabico. Un segnale che evidentemente non ha impressionato Washington. Ma le conseguenze del raid sono imprevedibili, e preoccupano anche l'Italia; che – afferma il generale Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della Difesa - “con i suoi mille militari in Libano, i 300 in Libia e gli addestratori in Iraq è particolarmente esposta".