Caucaso: si riaccende il conflitto tra Armenia e Azerbaigian
Almeno 16, le vittime, da domenica. Si teme una nuova escalation di violenze
Come spesso accade in questi casi, vi è stato un rimpallo di responsabilità su chi avesse per primo violato i confini e perpetrato provocazioni militari. Ma da domenica, il giorno in cui si sono verificate le prime scaramucce tra le forze armate armene ed azere, la situazione è precipitata; con ripetuti scambi di artiglieria. La particolarità, questa volta – nell'eterno braccio di ferro tra Yerevan e Baku –, è che i combattimenti si stanno svolgendo lungo la frontiera settentrionale dei due Paesi; a chilometri di distanza, dunque, dal Nagorno-Karabach: dove dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica scoppiò una guerra sanguinosa, che costò all'Azerbaigian la perdita del controllo sul 20% del proprio territorio. Nel '94 una tregua; ma il conflitto è proseguito – a bassa intensità – fino ai giorni nostri, con uno stillicidio di perdite da ambo le parti. Questa volta il teatro degli scontri è altrove, nei pressi del distretto di Tovuz: dove insistono infrastrutture strategiche, per portare gas e petrolio in Europa. Da qui l'importanza, per l'intero Vecchio Continente, di ciò che sta accadendo. Nella notte non si sarebbero registrati scontri, ma ieri il bilancio era stato pesante, con 12 morti dichiarati dalle due parti belligeranti; tra i caduti anche 2 alti ufficiali delle forze azere: e ciò potrebbe indurre le autorità di Baku a rispondere in modo duro. L'Armenia – dal canto suo - ha accusato l'Azerbaigian di aver usato droni per attaccare i civili. Significativo, poi, il quadro di alleanze militari dei contendenti. Yerevan è infatti membro dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, a guida russa; mentre Baku è firmataria di un accordo con la Turchia che comporta obblighi di difesa reciproca. Alcuni analisti sostengono come un'escalation non sia nell'interesse di queste Potenze regionali. E una riprova di ciò è venuta da Mosca, che si è detta pronta a “fornire l'assistenza necessaria per stabilizzare la situazione”.