Conferenza di Baghdad: Paesi mediorientali insieme per la stabilità della regione
"In questo momento storico quello che ci unisce come Paesi e popoli della nostra regione, è più grande di ciò che ci separa". A sottolinearlo è stato il primo ministro iracheno, Mustafa Al Kadhimi, a conclusione della Conferenza di Baghdad per la cooperazione e il partenariato in Medio Oriente, che ha visto seduti intorno allo stresso tavolo Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi, Iran, Kuwait, Qatar, Egitto e Turchia. Obiettivo dell'incontro, rafforzare la cooperazione, unificare gli sforzi per garantire stabilità e sicurezza in Medio Oriente, soprattutto dopo il disimpegno degli Stati Uniti dalla regione.
L'Afghanistan, le guerre in corso in Siria e Yemen, il collasso economico del Libano e l'instabilità in Libia, sono stati i principali tempi toccati. Il vertice ha visto confrontarsi Paesi che avevano finora mostrato divergenze, ha sottolineato il primo ministro iracheno: “Baghdad – ha detto - è stata in grado di aprire uno spazio per un’azione congiunta attraverso il dialogo invece che i conflitti”.
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E a margine della conferenza sono stati diversi anche gli incontri informali, nel tentativo di riconciliare nuovi e vecchi scontri: lo sceicco di Dubai si è confrontato con l'emiro del Qatar, dopo avere riallacciato i rapporti diplomatici con Doha a gennaio scorso, e con il ministro degli Esteri iraniano, con il quale hanno discusso anche il primo ministro del Kuwait e il ministro degli esteri saudita. Ribaditi da tutti, il rispetto dei principi di buon vicinato, non ingerenza negli affari interni e sovranità nazionale di ciascun Paese.
Il ministro degli Esteri iraniano ha quindi accusato gli Stati Uniti dell'instabilità nella regione, chiedendo un dialogo lontano da "interventi di Paesi stranieri". Discorso, il suo, pronunciato in arabo classico, un segnale forte, per cercare di presentare l'Iran come parte della regione, non come estraneo e nemico. Il ministro ha confermato che i colloqui tra Riad e Teheran continuano e che entrambe le parti desiderano raggiungere risultati positivi e risolvere problematiche comuni.
Bilancio positivo, dunque, per il vertice di Baghdad, al quale hanno partecipato anche Francia, Giappone e gli ambasciatori dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Segno che il “Golfo americano”, come veniva definita questa zona del mondo, sta concretamente cominciando a fare i conti senza Washington.
Elisabetta Norzi
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