E' braccio di ferro sui combustibili fossili nell’ultimo giorno della Cop28. Mentre a Dubai va in scena l'ennesima protesta di piazza per chiedere la completa eliminazione dei vettori energetici inquinanti, proseguono riunioni e negoziati – a conferenza praticamente chiusa - dopo che l'ultima bozza di accordo finale, ridotta da 27 a 21 pagine, proposta ieri dal presidente Sultan Al-Jaber - c'è il nucleare ma salta, appunto, l'uscita dal fossile - ha lasciato molti scontenti, Stati Uniti e Unione europea in testa. Più difficile decifrare invece la posizione cinese.
L'obiettivo indicato dal braccio destro di Al-Jaber, il direttore generale della Cop28, Majid Al-Suwaidi è di arrivare a convergenze e compromessi che possano portare ad un “consenso unanime”. Il testo diffuso ieri solo “una base dei colloqui" fra le 197 parti più l'Ue. Insomma, dopo il giro di consultazioni notturne, adesso la presidenza sta elaborando una seconda bozza che riduca la distanza tra chi vuole il phaseout (l'uscita graduale) dai combustibili fossili, e chi si oppone, ovvero i Paesi produttori di petrolio e gas, su tutti l'Arabia Saudita. Anche oggi i ministri del petrolio di Iraq, Kuwait e Bahrein - riuniti a Doha per una conferenza sulla cooperazione regionale nel settore petrolifero - hanno nuovamente ribadito che non ci sarà alcun dietrofront, scaricando semmai la responsabilità delle emissioni sui Paesi consumatori che non fanno abbastanza – si è detto - per sviluppare tecnologie in grado di ridurle. A Dubai, dunque, si tratterà ad oltranza per arrivare ad un testo di sintesi che pare slitterà in nottata.
Invita la Cop28 a fare gli straordinari anche il WWF Italia che definisce disastrosa la prima bozza: un testo da migliorare, - tuonano - pena la credibilità dei Governi.