L'assenza di fonti indipendenti non permette, al momento, di avere un quadro attendibile di ciò che sta accadendo nell'est del Paese. Di certo, però, il cessate il fuoco è stato violato; bombardamenti multipli nel Donbass sono stati registrati dalla missione OSCE, che pure era stata parzialmente smobilitata, nei giorni scorsi, con il ritiro del personale americano e britannico. Ma su chi abbia davvero “acceso la miccia” le versioni – come sempre accade in questi casi – divergono. I primi a lanciare l'allarme sono stati i separatisti, che hanno parlato di ripetuti colpi di mortaio, sparati dall'esercito ucraino contro infrastrutture e palazzi residenziali. Kiev ha subito smentito; puntando invece il dito contro le milizie filorusse, accusate di aver colpito un asilo, fortunatamente senza provocare feriti.
Innumerevoli, in questi anni, simili rimpalli di responsabilità; in uno scenario di conflitto a “bassa intensità”. Ma questa volta la situazione è diversa; perché tutto ciò sta avvenendo in un contesto geopolitico di forti tensioni, con un difficile negoziato in corso che coinvolge i “pesi massimi” della scena internazionale. “Ogni provocazione potrebbe avere conseguenze fatali”, aveva avvertito proprio ieri il Ministero degli Esteri russo. E oggi Mosca parla di un “enorme potenziale offensivo” delle forze ucraine lungo la linea di contatto. Un brusco risveglio, dopo i segnali di distensione di questi giorni. Nel frattempo Washington continua a ritenere falsa la notizia del ritiro delle truppe russe dai confini; schierati invece – è stato detto – altri 7.000 soldati.
Fake news, tuona il Cremlino, che mostra anche oggi immagini di lunghi convogli, ribadendo come il disimpegno delle proprie forze dalla Crimea stia proseguendo. In mattinata l'incontro fra i ministri degli Esteri di Italia e Russia. Lavrov ha annunciato che in giornata sarà inviata una lettera di risposta agli Stati Uniti; e che sarà resa pubblica, affinché tutti possano avere “un'idea precisa di ciò che sta accadendo”. Ad avviso di Di Maio sia da Mosca, che da Kiev, vi è disponibilità a trovare una “soluzione diplomatica alla crisi”; e questo permetterebbe di evitare “ogni tipo di sanzioni”.