Crisi ucraina: si infiamma il Donbass e torna a salire la tensione tra Mosca e Washington

Brusco risveglio, dopo i timidi segnali di distensione di questi giorni. Dichiarazioni sorprendenti di Zelensky, che ha definito “un errore” l'inserimento nella Costituzione ucraina dell'obiettivo dell'adesione alla NATO

L'epicentro della crisi si è improvvisamente spostato dai palazzi dei leader mondiali, alle terre martoriate del Donbass. La cronaca, confusa, di quanto sta avvenendo nell'est del Paese, è un copione già visto, con l'immancabile rimpallo di responsabilità. Ma nell'attuale contesto geopolitico il rischio è quello di innescare una reazione su vasta scala. L'OSCE ha segnalato 500 esplosioni nella notte; per il resto è nebbia informativa. Primi a lanciare l'allarme i separatisti, che avevano parlato di ripetuti colpi di mortaio, dei governativi, su varie località. Kiev aveva subito smentito; puntando invece il dito contro le milizie filorusse, accusate di aver colpito un asilo, e provocato il ferimento di due civili e due militari. A livello internazionale frizioni nuovamente sopra i livelli di guardia. Biden è tornato a parlare della possibilità di un imminente attacco russo; sottolineando di non avere in programma nuovi colloqui con Putin. Quanto ai Paesi europei tutti d'accordo – nel vertice informale di Bruxelles - sulle sanzioni, in caso di invasione; ma apertura a soluzioni diplomatiche. L'obiettivo – ha affermato Draghi - è far sedere al tavolo i Presidenti di Russia e Ucraina. Da quest'ultimo, in queste ore, una serie di prese di posizione potenzialmente in grado di sbloccare l'impasse. Ha innanzitutto invitato Washington e Mosca a firmare un accordo che preveda “garanzie di sicurezza” per il proprio Paese; ammettendo poi come per Kiev vi sia “una lunga strada da fare” per aderire alla NATO.
Proprio su questo punto un'affermazione sorprendente; Zelensky ha infatti definito “un errore” l'inserimento nella Costituzione ucraina dell'obiettivo dell'adesione all'Alleanza Atlantica. “Credo che tali questioni – ha aggiunto - vadano decise con un referendum”. Negativo, inoltre, il suo giudizio sulla presenza di militari stranieri nel Paese, poiché destabilizzante. Ma al momento il dialogo è in stallo. Questa mattina, durante l'incontro a Mosca con Di Maio, l'annuncio - da parte di Lavrov - di una risposta alle proposte degli USA sulla sicurezza europea. Lettera durissima; la Russia – si avverte - “dovrà reagire”, qualora Washington non sia disposta a discutere le garanzie presentate, in primis il non allargamento a est della NATO. Lo scontro è poi proseguito al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, dove il Segretario di Stato americano Blinken ha evocato il rischio di operazioni russe sotto “falsa bandiera”, anche con armi chimiche. Mentre il rappresentante di Mosca ha accusato Kiev di non avere attuato nessuna delle disposizioni previste dagli Accordi di Minsk, a partire dal cessate il fuoco.
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