Crisi ucraina: venti di guerra nel Donbass. Migliaia di civili in fuga verso la Russia
I leader delle autoproclamate repubbliche separatiste hanno dichiarato la “mobilitazione generale”. Negoziato in stallo e scambio di accuse tra Washington e Mosca
Sempre più flebili le speranze per una via d'uscita diplomatica dalla crisi. Si punta sull'incontro del 23 febbraio, fra il Segretario di Stato americano Blinken, ed il suo omologo russo; sempre che la situazione, nel frattempo, nelle gelide terre del Donbass, non precipiti definitivamente. Colpiscono le immagini delle migliaia di civili – donne, anziani e bambini - in fuga verso la Russia dalle autoproclamate repubbliche separatiste; i cui leader hanno dichiarato la “mobilitazione generale”, dopo aver denunciato l'ammassamento di forze ucraine, bombardamenti continui e tentati “attacchi terroristici”. Ieri a Donetsk la deflagrazione dell'auto – è stato riferito – del capo delle locali milizie. Operazione sotto falsa bandiera, sostiene il Dipartimento di Stato americano; mentre Kiev punta il dito contro i filorussi del Donbass, accusandoli di ripetute violazioni del cessate il fuoco, che avrebbero provocato il decesso di un soldato. Il consueto rimpallo di responsabilità, insomma. Da registrare una dura presa di posizione di Lavrov, contro l'OSCE; a suo avviso, infatti, si limiterebbe a segnalare i bombardamenti; ma senza indicare responsabili e aree colpite. “Sono convinto che Putin abbia preso la decisione di invadere”, ha dichiarato dal canto suo – ieri – Joe Biden; aggiungendo poi come alleati e partner transatlantici siano pronti a “imporre costi massicci alla Russia”. Ma non mancano posizioni più sfumate, al di là dell'Oceano. L'ingresso dell'Ucraina nella Nato “non è in agenda e non lo sarà”, ha dichiarato il cancelliere tedesco Scholz, intervenendo alla Conferenza di Sicurezza di Monaco. Alla quale partecipa anche Zelensky; nonostante i timori espressi dalla Casa Bianca di una mossa del Cremlino, sfruttando la sua temporanea assenza da Kiev. Allarme che si somma a quelli, continui, di una imminente invasione russa. Tanto che il capo della fazione parlamentare del Presidente ucraino, nei giorni scorsi, aveva parlato – citando la linea di alcuni media americani sulla crisi - di “elementi di guerra ibrida”. Una “isteria” - aveva aggiunto -, che costa all'Ucraina “2-3 miliardi di dollari ogni mese”.
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