CORRISPONDENZA

Dubai: comincia il Ramadan

Tutti con gli occhi in sù, per osservare, secondo i dettami del Corano, il primo spicchio di luna e capire quando comincia il nono mese dell'anno, il più sacro per i musulmani, il Ramadan. Come da tradizione, è stato nominato anche qui negli Emirati Arabi il Comitato di esperti incaricato di guardare il cielo, al tramonto, in attesa dell'Hilal, termine che in arabo indica appunto la luna nuova. Dopo l'annuncio ufficiale, previsto proprio stasera, allo spuntar del sole inizia il digiuno o meglio l'astinenza. Perché non si tratta solamente di non ingerire cibo ed acqua dall'alba al tramonto, ma anche di astenersi dagli altri bisogni fisici, dal parlar male, dai cattivi pensieri, con lo scopo di purificare l'anima, concentrarsi sull'essenziale, migliorare se stessi.

Il Ramadan è uno dei 5 pilastri dell'Islam, celebra la rivelazione del Corano al profeta Maometto e come ogni anno, per gli expat occidentali, è una opportunità per capire meglio la cultura e la religione islamica: la città rallenta, e questo mese diventa un periodo di introspezione un po' per tutti.

E anche se dai risultati appena pubblicati dell'Arab Youth Survey, sondaggio annuale sulle nuove generazioni arabe, è emerso come due terzi dei giovani ritengano la religione un elemento troppo “influente” in Medio Oriente e otto su dieci chiedano riforme alle istituzioni, la fede, da questa parte del mondo, è parte della quotidianità.

Sono stati intervistati 3300 ragazzi dai 18 ai 24 anni, in 15 stati arabi, tra cui i Paesi del Golfo, e proprio le risposte alle domande sulla religione hanno sorpreso gli analisti. Come ha sottolineato Mohammad Shahrour, professore di ingegneria all'Università di Damasco, volto noto della Abu Dhabi Tv e tra i principali ricercatori nella lettura contemporanea del Corano, i giovani arabi sono attaccati alla loro fede, pur non essendo convinti di alcuni dei pensieri ereditati e delle restrizioni religiose, che li costringono a vivere nei confini di Halal e Haram: ciò che è lecito e ciò che è proibito. I giovani si trovano quindi a vivere una profonda crisi intellettuale, e proprio le riforme, secondo il professore, potrebbero essere l’approccio migliore per preservare e sostenere la fede dei ragazzi.

La strada verso la modernizzazione, senza perdere l’identità religiosa, è dunque la via suggerita dalle giovani generazioni che, non a caso, mettono gli Emirati Arabi, per l’ottavo anno consecutivo, al primo posto dove vivere.

Da Dubai,
Elisabetta Norzi

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