Elezioni USA: per Kamala Harris arriva anche l'endorsement degli Obama
Fra i temi della campagna elettorale anche la crisi mediorientale. Oggi l'incontro Trump-Netanyahu
Mancava un ultimo tassello, per suggellare virtualmente l'incoronazione di Kamala Harris. Dopo gli endorsement dei big del Partito e di buona parte dei delegati - e con uno star-system ormai in luna di miele - è infine è arrivato anche l'aperto appoggio degli Obama; scenograficamente testimoniato da una chiamata in viva voce rilanciata dalla campagna della vicepresidente. Un rigore a porta vuota, a questo punto, la nomination. A dispetto delle perplessità espresse dagli attivisti di Black Lives Matter. Che avevano sollecitato piuttosto una partecipazione pubblica al processo di scelta. Voce dissonante passata presto in sordina; perché di fatto è già iniziata la “fase 2” della corsa alla Casa Bianca. Con toni che riflettono la profonda polarizzazione statunitense; come se già fossero alle spalle gli appelli ad abbassare i toni lanciati dopo i gravi fatti di Butler. Lo stesso Biden – in quello che è stato sostanzialmente un discorso d'addio – ha inquadrato la tornata di novembre come una scelta tra “speranza ed odio”.
Parrebbe spiazzato, invece, lo staff trumpiano dal cambio in corsa. In attesa di individuare una strategia definita il miliardario newyorkese ha definito Harris “pazza della sinistra radicale”. Non prima però di essere stato accostato – dalla sua rivale - a truffatori e predatori sessuali. I rispettivi schieramenti parrebbero insomma negarsi vicendevolmente legittimità.
E sul fronte esterno tutto ciò potrebbe avere un impatto. Oggetto di dibattito, in Israele, le dichiarazioni della futura candidata dem dopo l'incontro con Netanyahu. Ad avviso di un funzionario dello Stato Ebraico - citato dai media - i riferimenti alla necessità di porre fine alla guerra, e alla “sofferenza di Gaza”, potrebbero indurre Hamas ad inasprire le proprie richieste. Senonché sarebbe Israele, in questa fase, a tentare una modifica del piano di tregua nella Striscia. E' quanto ha riferito Haaretz. Dossier che interroga l'Occidente. Il neo-esecutivo laburista britannico ha fatto sapere come non intenda porre obiezioni formali alla Corte Penale Internazionale riguardo le richieste del Procuratore di mandati d'arresto; fra i nomi – come è noto - quello di Netanyahu. Ospite oggi di Trump a Mar-a-Lago; il tycoon aveva già invitato il Premier israeliano a concludere “rapidamente” la guerra.
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