I fondi stanziati dal Congresso americano sono finiti, e l'assistenza degli Stati Uniti nella guerra contro la Russia "si è interrotta": le parole del portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby giungono come una tegola sulle speranze di Kiev, che vede assottigliarsi sempre di più il tempo per assicurare al Paese invaso nuove forniture militari da parte dei partner occidentali.
E mentre a Washington continuano i negoziati tra democratici e repubblicani su un nuovo pacchetto di aiuti - che potrebbe essere legato a nuove misure di sicurezza al confine col Messico contro la crisi migratoria - il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha concluso proprio con un appello a nuovi e più forti sostegni militari la missione nei Paesi baltici, i più convinti nell'ambito dell'Unione europea dell'esigenza, e della possibilità, di puntare a una vittoria ucraina sul campo.
Nel frattempo, Dmitry Medvedev torna ad evocare l'olocausto nucleare mettendo in guardia l'Occidente dal fornire all'Ucraina missili a lungo raggio capaci di colpire le basi di lancio in profondità nel territorio russo. In tal caso, avverte l'ex presidente e attuale vice capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, Mosca sarebbe autorizzata a rispondere con armi atomiche.