Francia: proseguono gli scioperi contro il progetto di riforma pensionistica
Quello di oggi è il decimo giorno di mobilitazione
Straordinariamente efficace lo slogan scelto dal leader del sindacato dei ferrovieri, per convincere i cittadini della necessità della mobilitazione e degli inevitabili disagi. “Meglio alcune settimane di difficoltà – ha dichiarato il sindacalista Laurent Brun -, piuttosto che una vita di miseria”. Dopo la rivolta dei gilet gialli, insomma, una nuova pesante grana per Macron; il cui protagonismo sulla scena internazionale è offuscato dai guai sul fronte interno. Anche oggi, a Parigi, e in altre città della Francia, nuove manifestazioni, riguardanti in particolar modo il settore dei trasporti pubblici. Caos nelle stazioni ferroviarie e alle fermate degli autobus; nei giorni scorsi code chilometriche sulle strade. “Non ci sarà una tregua di Natale”, hanno promesso vari esponenti sindacali. L'obiettivo è andare avanti ad oltranza, fino al ritiro del progetto di intervento sulle pensioni. Come avvenne nel 1995, quando il blocco della metro e delle ferrovie, per 3 settimane, portò l'Esecutivo a fare marcia indietro. Di certo l'atteso intervento, mercoledì, di Edouard Philippe, che doveva placare gli animi, ha sortito l'effetto opposto. Il Premier aveva illustrato gli aspetti salienti della riforma. Tra questi l'addio ai 42 regimi pensionistici speciali, per passare ad un sistema universale a punti. E poi la questione dell'età; quella legale resterebbe a 62 anni, ma si punta all'introduzione di un sistema di “bonus-malus” per tentare di tenere le persone al lavoro quantomeno sino ai 64 anni. Due proposte che hanno fatto saltare il banco, nonostante la concessione di una proroga sull'entrata in vigore delle nuove norme. Philippe ha invitato le parti sociali ad un nuovo tavolo; ma la sua popolarità, fra i lavoratori, appare in caduta libera. Anche nella Maggioranza non mancherebbero perplessità. Non pochi analisti sostengono che lo stesso Macron non abbia gradito l'insistenza sull'età “di equilibrio” a 64 anni: la proposta che ha avuto l'effetto di attirare i sindacati riformisti, favorevoli alla pensione a punti, nel campo degli oppositori.