Gaza: al vaglio dei belligeranti l'ultima proposta negoziale su cessate il fuoco e ostaggi

Primi feedback non positivi, però. Netanyahu insiste per l'operazione su Rafah “con o senza un accordo”

Quasi non fanno più notizia i bombardamenti israeliani sulla Striscia, tanta è la frequenza. L'agenzia palestinese Wafa riporta l'uccisione di 34 persone negli ultimi raid; 26 a Rafah: divenuta epicentro di potenti tensioni – anche a livello internazionale –, per la paventata operazione di terra israeliana. Dossier rilevante anche nel negoziato in corso al Cairo. L'ultima proposta, che lo Stato Ebraico ha contribuito a formulare – ma che non ha ancora accettato, come d'altra parte Hamas -, prevederebbe due fasi: prima la liberazione di almeno 20 ostaggi in 3 settimane, in cambio di un numero imprecisato di prigionieri palestinesi; poi un cessate il fuoco di 10 settimane, nel corso delle quali i belligeranti si accorderebbero su un rilascio più ampio di ostaggi e su una pausa prolungata dei combattimenti. I primi feedback non lasciano ben sperare. La fazione islamica – la cui delegazione ha lasciato l'Egitto annunciando una risposta scritta – ha già fatto sapere come la bozza di accordo non rifletta alcune delle proprie condizioni. Pare infatti che l'ala militare insista su un riferimento esplicito alla fine della guerra; rischiando altrimenti di essere spazzata via. Ma è proprio questo l'obiettivo dichiarato di Netanyahu. “Entreremo a Rafah e annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì – ha tuonato -, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale”. Non difetta certo la chiarezza al Premier; che pare non curarsi dell'irritazione dell'alleato d'oltreoceano. Anche nelle scorse ore l'Amministrazione Biden ha ribadito la propria contrarietà ad un atto di forza sulla città palestinese di confine: dove avrebbero trovato rifugio centinaia di migliaia di sfollati. Evidente come la Superpotenza intenda fare di tutto per non essere coinvolta in un'escalation dagli esiti ignoti. Da qui l'ennesima tappa in Israele per Blinken; domani l'incontro con Netanyahu. Secondo indiscrezioni possibile destinatario – insieme al Ministro Gallant, e al capo delle forze armate – di un eventuale mandato d'arresto da parte della Corte penale internazionale. Durissimi i commenti del Primo Ministro. Si tratterebbe di uno “scandalo su scala storica”, “un crimine d'odio antisemita” - ha detto -; negando peraltro ogni autorità del tribunale dell'Aja sul proprio Paese. Investigatori della Corte, comunque – secondo la Reuters –, avrebbero già raccolto testimonianze tra il personale dei due maggiori ospedali di Gaza; riguardo possibili crimini di guerra.

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