Gaza: ancora in stand by l'operazione di terra israeliana. Proseguono raid aerei e lanci di razzi dalla Striscia

Costante il rischio di un allargamento del conflitto su scala regionale

Dopo lo scempio perpetrato da Hamas il 7 ottobre, pareva questione di ore un'invasione israeliana della Striscia. Non solo per l'enorme onda emotiva determinata dall'attacco. Anche per ragioni strategiche, essendo a quel punto in gioco il principio di deterrenza. Tutto in stand-by, però; al netto di incursioni mirate, e dei quotidiani strike aerei. Dall'altra parte è come se le milizie palestinesi intendessero forzare le mosse di Tsahal, con ripetuti lanci di razzi; 7.000 – a quanto pare – quelli utilizzati fino ad ora.

Dopo il massiccio barrage iniziale, che saturò Iron Dome; un continuo stillicidio, senza apparenti scopi operativi. Se non la volontà di attirare il nemico fra le macerie di Gaza City. Da qui l'apparente titubanza dei vertici militari israeliani; che fanno sapere come stiano continuando i preparativi per la “prossima fase della guerra”. Nessuna tempistica, però. Elemento decisivo, la comunicazione. Dallo scambio di accuse - in occasione della tragica esplosione all'ospedale battista -, a quanto accaduto nelle scorse ore presso la chiesa di San Porfirio. In questo caso non solo Hamas, anche il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme e la Caritas hanno puntato il dito contro lo Stato Ebraico, il cui attacco – a loro dire – avrebbe provocato la morte di “almeno 17 persone”. L'Esercito aveva replicato parlando di un bombardamento su una zona, adiacente alla chiesa, dalla quale partivano razzi; e ciò avrebbe provocato “il crollo di un muro”. Oltre all'accusa – ai gruppi armati - di collocare le proprie postazioni in “zone densamente abitate”.

Difficile però trovare aree libere, nella caotica urbanizzazione dell'enclave. Nella quale, stando a Tsahal, sarebbero detenuti 210 ostaggi. Un sollievo il ritorno a casa – da questo inferno - di mamma e figlia con passaporto americano. E paradossale come Hamas stia cercando di utilizzare tutto ciò a fini propagandistici; parla ora di “contatti in corso”, con Egitto e Qatar, per la liberazione di altri ostaggi civili. Da non escludere un qualche nesso con l'apertura, oggi, del valico di Rafah; già sollecitata da Washington. Misura tuttavia solo temporanea; giusto il tempo di scaricare merci e medicinali da 20 tir. Poca cosa, vista la catastrofe umanitaria di Gaza, dove cresce il numero di sfollati. Le autorità della Striscia parlano di 4.385 morti; oltre 1.600 i bambini, fa sapere UNICEF; che invoca un cessate il fuoco immediato.

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