Gaza: dopo l'iniziale apertura di Hamas sembra allontanarsi l'ipotesi di un accordo per terminare il conflitto

In Ucraina intanto nuovi raid aerei russi, nella notte, in varie regioni

Domani al Cairo un nuovo round negoziale; con la partecipazione anche di rappresentanti statunitensi ed israeliani. Sul tavolo la possibile riapertura del valico di Rafah; per dare una parziale risposta alla catastrofe umanitaria in corso a Gaza. Non scontata, però, un'intesa; vista anche la preoccupazione più volte espressa dal Presidente egiziano al Sisi, che ha posto l'accento sull'effetto destabilizzante delle operazioni israeliane in corso nella zona di frontiera. L'obiettivo sarebbe piuttosto un ritiro totale dal terminal. Parevano esservi le condizioni, nelle scorse ore. Hamas aveva infatti comunicato di considerare positivamente” la roadmap israeliana – annunciata da Biden - per porre fine al conflitto; salvo poi precisare come la decisione definitiva spetti alla leadership di Gaza. Mancava però ancora il feedback di Netanyahu, è l'effetto è stato quello di una doccia gelata. Il Premier ha infatti ribadito le proprie pre-condizioni per il cessate il fuoco; fra le quali la liberazione di tutti gli ostaggi e la “distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas”. Difficile che l'altro belligerante accetti il proprio annichilimento come base negoziale. Ma quantomeno è in corso un dialogo indiretto. A differenza di quanto sta accadendo nell'altro scenario di crisi, dove parte dell'Occidente pare ormai disposta ad affrontare una escalation dagli sviluppi ignoti. Sostanzialmente spazzata via la linea rossa dell'utilizzo di armi NATO per colpire il territorio russo. Anche la Germania si è infine allineata, dopo ripetute dichiarazioni in senso contrario – fino a qualche giorno fa – da parte di Scholz. Sembra invece tenere il punto – almeno per ora - l'Italia. I rischi “di una terza guerra mondiale aumentano se non si fa attenzione”, ha avvertito il Ministro Tajani. Pare tutto possibile nell'attuale scenario. Nella notte caccia di Varsavia, e di Paesi alleati, sarebbero decollati per proteggere lo spazio aereo polacco, mentre era in corso un massiccio attacco russo – con droni e missili da crociera – su varie regioni ucraine. Nel mirino, secondo Kiev, anche infrastrutture civili. Mosca ha rivendicato piuttosto il danneggiamento di arsenali per lo stoccaggio di armi occidentali, e di impianti energetici a servizio del complesso militare-industriale. Da Zelensky intanto dichiarazioni che potrebbero pesare sulla corsa alla Casa Bianca. Nel mirino Trump, già nella tempesta dopo la recente condanna. Ad avviso del leader ucraino il miliardario newyorkese diventerebbe un “presidente perdente” se costringesse Kiev ad una tregua con la Russia.

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