Gaza: dopo la rottura della tregua cresce la pressione di Tsahal nel sud della Striscia
Prima del cessate il fuoco - denuncia UNICEF - almeno 5.300 bambini palestinesi avevano perso la vita a causa dei bombardamenti
Oggi il transito dal valico di Rafah dei primi 50 camion carichi di aiuti, dalla ripresa delle ostilità. Una goccia nel mare; perché è la fotografia di una catastrofe, quanto emerge dai report delle Nazioni Unite. L'OMS parla di ospedali al collasso a Gaza; di uno scenario da “film dell'orrore”. “Siamo alla soglia di uno tsunami umanitario”, ha detto la portavoce dell'Agenzia per i rifugiati palestinesi. E toglie il fiato la conta dei bambini rimasti uccisi nei 48 giorni di bombardamenti che seguirono il massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre. Oltre 5.300, fa sapere UNICEF.
Bilancio destinato ad aggravarsi, dopo la rottura della tregua, vista l'intensità degli attacchi in corso. Nel mirino anche Khan Yunis; la pressione dunque si sta spostando – come annunciato - nel sud della Striscia, dove si era rifugiato un numero abnorme di sfollati. Da qui una serie di ordini di evacuazione diretti ai civili. Ma in simili condizioni pare utopico garantire il passaggio verso zone sicure, ammesso ve ne siano. Pesanti strike sarebbero stati sferrati pure su ciò che resta dei quartieri orientali di Gaza City: già investita nelle scorse settimane dalla prima spallata di Tsahal.
Hamas denuncia l'uccisione di 300 persone; ma si tratta di notizie prive di conferme indipendenti. Stessa cosa per il numero complessivo delle vittime dall'inizio della guerra: oltre 15.000, secondo fonti sanitarie della fazione islamista; il 70% sarebbero donne e bambini. Dal canto loro i servizi dello Stato Ebraico ritengono ormai ad un “punto morto” le trattative per un nuovo stop ai combattimenti; da qui la decisione del Mossad di far rientrare il proprio staff da Doha. Nelle scorse ore Erdogan aveva stigmatizzato l'approccio di Israele, definendolo “intransigente”.
A stretto giro la dura replica del ministro degli Esteri Eli Cohen, che ha invitato la Turchia ad accogliere i membri di Hamas che dovessero sopravvivere al conflitto. Tutto ciò mentre prosegue la caccia agli “arcinemici” Yahya Sinwar e Mohammed Deif, la cui eliminazione potrebbe equivalere alla dichiarazione di missione compiuta. Da qui un'azione senza compromessi, e senza un orizzonte temporale ben definito. “Le condizioni attuali non consentono un aiuto umanitario di qualche importanza” a Gaza, fa sapere la Croce Rossa, che teme “il disastro per la popolazione civile”.
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