
Appeso a un filo il cessate il fuoco a Gaza. Che si trattasse di un'intesa fragile era chiaro dall'inizio; eppure per 3 settimane ha tenuto. Poi la frenata di Hamas, che ha annunciato il rinvio del nuovo rilascio di ostaggi, denunciando un mancato pieno rispetto degli accordi da parte di Israele. Non una novità simili accuse incrociate; senonché questa volta pare concreto il rischio di un'escalation, con il coinvolgimento militare diretto di Washington. Un ultimatum, di fatto, quello di Trump: se i rapiti non saranno tutti liberati entro le 12.00 di sabato, si scatenerà un “inferno” sulla Striscia. Simili minacce – ha replicato la fazione islamista – non fanno altro che “complicare ulteriormente le cose”. Quadro già assai deteriorato; un kibbutz israeliano ha annunciato la morte in prigionia, nell'exclave, di uno dei suoi residenti. Dal Segretario ONU Guterres un appello ad Hamas affinché proceda con i rilasci, e si eviti una ripresa delle ostilità. Ma è l'inquilino della Casa Bianca l'attuale centro di gravità della scena internazionale. Con proposte spiazzanti, eterodosse; come quella di fare della Striscia un grande resort, trasferendo i gazawi altrove. Da qui gli avvertimenti a Giordania ed Egitto; ha parlato infatti di una possibile sospensione degli aiuti, qualora i due Paesi dovessero rifiutarsi di accogliere i palestinesi. Trattative, insomma, con la cosiddetta “pistola sul tavolo”. Così per la crisi russo-ucraina. Rivendicati nelle ultime ore “enormi progressi” per porre fine al conflitto. A far davvero discutere è stato però il passaggio nel quale non ha escluso l'ipotesi che “un giorno” l'Ucraina “possa essere russa”. Evidentemente una forma di pressione affinché si giunga al più presto ad un compromesso. Un assist, tuttavia, per la macchina propagandistica del Cremlino. Apparentemente più bastone che carota, invece, per Kiev. Alla quale ha chiesto l'equivalente di 500 miliardi di dollari di terre rare, per continuare a sostenerla. Trump avrebbe inoltre esplicitamente aggiunto l'Ucraina all'elenco dei Paesi colpiti dai dazi del 25% sull'acciaio. Nel mirino della guerra delle tariffe – come è noto – anche l'UE. Von der Leyen ha annunciato dal canto suo “contromisure ferme e proporzionate”.