Fondamentale per l'Amministrazione Biden stabilizzare quanto prima la situazione a Gaza. Non solo per ovvie esigenze geostrategiche; anche le ripercussioni sul fronte interno – a partire dalle università -, con una campagna elettorale in pieno svolgimento. Da qui la determinazione nel rilanciare la roadmap affinché tacciano le armi nella Striscia; ed il “soft power” sui vertici dello Stato Ebraico. La palla è ora nuovamente nel loro campo dopo il via libera di Hamas alla proposta di cessate il fuoco. Lo ha annunciato il Ministro agli Esteri egiziano, nel corso di una visita a Madrid. Decisamente assertiva la mediazione del Cairo; anche nel ribadire come non sia accettabile una presenza israeliana sul lato palestinese del valico di Rafah.
Tsahal tuttavia non pare affatto intenzionata in questa fase ad un disimpegno, e anzi prosegue le operazioni; non solo nella zona di confine: segnalati da fonti locali bombardamenti – e vittime civili – su due campi profughi nel centro dell'exclave e a Khan Younis. Non un buon viatico per il perfezionamento del negoziato. Come testimoniato anche dalle prese di posizione del Ministro della Difesa Gallant.
Nelle scorse ore – in un colloquio con il Segretario di Stato americano Blinken -, ha ribadito come lo Stato Ebraico resti determinato a smantellare Hamas e a trovare un'alternativa per governare Gaza. De facto bandita invece, la parola tregua, nell'altro scenario di conflitto. Avviata verso un'escalation pericolosissima la crisi ucraina, dopo l'ok di vari Paesi NATO all'utilizzo di armi occidentali contro il territorio russo.
“Vorrei mettere in guardia gli americani da errori di calcolo che potrebbero avere conseguenze fatali”, ha ammonito il viceministro degli Esteri Ryabkov; che ha anche fatto riferimento alle notizie di attacchi ucraini a sistemi radar di allarme missilistico: pilastro del sistema di difesa strategico di Mosca. Volutamente criptico l'annuncio delle possibili conseguenze; si è parlato infatti di eventuali risposte “asimmetriche”. Per Londra, a quanto pare, si tratterebbe di un bluff: Putin “non vuole una guerra diretta con la NATO”, né tanto meno un conflitto nucleare, ha detto il capo di stato maggiore della difesa britannico.