Le voci, sempre più insistenti, su un possibile contagio di massa alla settima edizione dei Giochi Mondiali militari, che si sono tenuti a Wuhan dal 18 al 27 ottobre 2019, si fanno pressanti. "Ci siamo ammalati tutti”, ha riferito Matteo Tagliariol, uno dei campioni della scherma azzurra. "Ho avuto febbre e tosse per tre settimane - ha aggiunto lo spadista -. Poi è toccato a mio figlio e alla mia compagna. Non sono un medico, ma i sintomi sembrano quelli del Covid-19". Una testimonianza che segue quelle alcuni atleti francesi che parlano di “sintomi mai avuti prima”. Ai Giochi nel capoluogo dell'Hubei hanno partecipato 10.000 atleti da oltre 120 Paesi.
Quanto basta, dunque, per alimentare i dubbi sulla presenza del virus ben prima di quella ufficializzata da Pechino, nonostante le smentite del ministero della Difesa francese, secondo cui nella delegazione "non ci sono stati casi dichiarati sia durante sia al ritorno dai Giochi assimilabili, sia pure a posteriori, al Covid-19". Ed anche lo Stato maggiore della Difesa italiano specifica che "il personale sanitario militare […] non ha riscontrato alcuna criticità sanitaria individuale o collettiva al rientro in Italia collegabile al contagio da coronavirus".
A queste dichiarazione si aggiunge quella del professor Massimo Galli, direttore del Reparto di Malattie infettive al 'Sacco' di Milano che, intervistato al Tg4, sostiene l'impossibilità di un contagio iniziato ad ottobre. “Se questo virus fosse arrivato prima - afferma - avremmo avuto un'esplosione epidemica assai prima anche da noi". "In poco tempo - ha spiegato Galli - questo virus, camminando sotto traccia, ha fatto migliaia di casi in Italia e li ha fatti nelle prime settimane di febbraio e non prima”. Secondo Galli, "toccherebbe finirla di continuare a dire questa cosa, perché non ha nessuna base scientifica, non ci sono dati in proposito”. "Tenente conto - dice ancora l'esperto del Sacco - che le valutazioni di tipo molecolare, comprese le nostre, dicono che il virus ha dato i suoi primi vagiti come virus umano, cioè è passato all'uomo in Cina, probabilmente tra la fine di ottobre e i primi di novembre, per poi avere un'esplosione dal punto di vista della moltiplicazione dei casi a partire da dicembre”.