UCRAINA

Inferno a Bakhmut; stallo sanguinoso altrove. Putin e Zelensky incontrano le truppe al fronte

I Paesi del G7 ribadiscono la linea della fermezza: qualsiasi risoluzione del conflitto “deve garantire che la Russia paghi per i danni che ha causato”

Netto il cambio di strategia di Putin. Dalla postura algida, controllata, nei sontuosi ambienti del Cremlino, alle visite a sorpresa nelle zone occupate. Dopo la toccata e fuga nottetempo a Mariupol, si è fatto riprendere in mattinata fra le truppe dislocate nelle regioni di Luhansk e Kherson. Denunciati poi da Kiev cannoneggiamenti sul capoluogo di questa ultima oblast, liberato nello scorso autunno. Ma al netto di ciò è evidente il tentativo del Presidente russo di galvanizzare le proprie forze in vista dell'annunciata controffensiva ucraina. Qualora venisse assorbita senza risultati tangibili, il supporto occidentale potrebbe progressivamente venire meno: questi quantomeno – stando ad alcuni analisti – i calcoli che si fanno a Mosca. Da qui l'esporsi del Presidente russo; nel tentativo di imitare chi lo ha finora surclassato sul piano della comunicazione. Ma Zelensky anche oggi gli ha rubato parzialmente la scena; incontrando i soldati ad Avdiivka: zona rovente del fronte, martellata da artiglieria ed aviazione.

E' la quotidianità, a Bakhmut; dove prosegue, fra le rovine, l'avanzata russa. Rallentata però dalla tenace resistenza dei difensori. Un simbolo, la città; dove si combatte da mesi, con un numero a quanto pare abnorme di perdite. Al G7 di Tokyo i rappresentanti britannici avrebbero paventato tattiche estreme, da parte di Mosca, nel tentativo di mantenere i territori conquistati. Ma ciò non incide sulla linea della fermezza: qualsiasi risoluzione del conflitto – si legge nel comunicato finale - “deve garantire che la Russia paghi per i danni che ha causato”.

In un quadro così polarizzato spicca la posizione di Macron, che stando ai media punta ora ad un tandem con la Cina per l'elaborazione di un piano che possa essere utilizzato come base per futuri negoziati; con colloqui già quest'estate. Propositi forse velleitari, viste le frizioni crescenti fra Washington e Pechino sul dossier Taiwan. L'accusa, da parte dei vertici della Repubblica Popolare, è quella dell'applicazione di doppi standard sul tema della sovranità, incoraggiando le pulsioni indipendentiste di Taipei. Confronto fra potenze che rischia di impattare sull'UE; alla ricerca di una strategia. “Girare le spalle alla Cina non è opportuno e non è nel nostro interesse”, ha dichiarato von der Leyen, all'Eurocamera. Apparentemente distante, infine, dal grande gioco internazionale il Sudan, precipitato nel caos dopo il tentato golpe. Le ultime notizie parlano del raggiungimento di un accordo per una tregua di 24 ore, fra esercito e paramilitari.

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