Iran: si è aperta una settimana cruciale per il nucleare
La corrispondenza di Massimo Caviglia
Si è aperta ieri una settimana cruciale per gli sforzi diplomatici relativi al nucleare iraniano. Dopo il ministro degli Esteri tedesco Maas, domani arriverà a Teheran il Primo ministro giapponese Abe.
Il Presidente iraniano Rohani e il ministro degli Esteri Zarif premono affinché l’Europa aumenti l’impegno nell’acquisto del petrolio integrando le quote statunitensi. E spingono affinché il Giappone riesca a convincere il Presidente americano Trump a una mediazione che sblocchi le sanzioni.
Ma il Premier israeliano Netanyahu ha messo in guardia dall’aggirare le sanzioni, perché è proprio grazie ai proventi del petrolio che il regime degli ayatollah continua a finanziare il terrorismo nell’area e a minacciare ogni giorno di distruggere Israele.
“Non consentiremo all'Iran di sviluppare armi nucleari che minaccino la nostra esistenza” ha detto Netanyahu.
Già il capo dell'Organizzazione iraniana per l'energia atomica aveva dichiarato che il numero delle centrifughe nella centrale di Fordow era salito da 720 a 1044, e che nel Paese vengono estratte ogni anno 50 tonnellate di uranio. Ora ha annunciato che la Repubblica islamica ha installato nell'altro impianto di arricchimento nucleare di Natanz una catena di centrifughe IR-6, dieci volte più veloci delle precedenti.
Intanto, mentre sui social media stanno trapelando alcuni documenti ufficiali dell'Autorità Palestinese che denunciano la corruzione dei propri dirigenti, i leader palestinesi si sono aumentati lo stipendio del 67%.
Che la fuga di notizie sia una rivalsa americana per il “NO” di Abu Mazen al piano di pace non è dato saperlo, ma la popolazione reputa scandalosi i compensi passati da 3.000 a 5.000 dollari mensili (e 6.000 per il Primo Ministro) mentre la gente faticava a trovare il denaro per la cena del fine Ramadan.
Massimo Caviglia