Oggi oltre 100 razzi sono stati lanciati da Gaza, e soprattutto da Tiro in Libano, contro Israele. Nonostante la maggior parte dei razzi sia stata intercettata e distrutta dal sistema antimissile israeliano, si segnalano alcuni feriti. Il premier Netanyahu si è consultato con i vertici della sicurezza dello Stato per quella che è ritenuta una dichiarazione di guerra da parte del movimento islamico Hezbollah, manovrato dall'Iran.
L'ex capo dell'intelligence militare israeliana Yadlin aveva messo in guardia dal non rispondere, soprattutto durante il Ramadan e le festività pasquali, alle provocazioni che avvengono sulla Spianata delle Moschee, chiamata dagli ebrei Monte del Tempio. Ma la Polizia, entrando nella moschea di Al Aqsa dove alcuni militanti di Hamas si erano barricati lanciando le pietre e i petardi con cui intendevano attaccare i fedeli ebrei durante la Pasqua, ha fatto il gioco dei provocatori attirandosi anche le critiche dell'Egitto e della Giordania, con i quali vige un accordo di pace.
È ormai risaputo che un conflitto a Gerusalemme si estende automaticamente a Gaza, al Libano e alla Siria. Ma forse un'escalation potrebbe risultare utile al ministro Ben Gvir e al premier Netanyahu per sviare l'attenzione dalla riforma della giustizia. O per chiudere i conti con Hezbollah prima di passare all'Iran.
Massimo Caviglia