Israele: dopo l’operazione a Gaza contro la Jihad Islamica il prossimo test sarà venerdì a Gerusalemme
La corrispondenza di Massimo Caviglia
Il bilancio dell’operazione “Scudo e Freccia” è stato valutato positivamente dal premier israeliano per quanto riguarda l’eliminazione di 20 terroristi, tra cui 6 comandanti della Jihad Islamica. Purtroppo 15 persone innocenti sono rimaste uccise, di cui 4 dagli stessi missili ricaduti nel territorio palestinese e 9 tra i familiari dei capi della Jihad e i loro vicini di casa. Nonostante Israele non si aspettasse che la Jihad Islamica potesse lanciare 1.400 razzi in 3 giorni, il successo maggiore è stato tenere Hamas fuori dalla battaglia. L’ “asse della resistenza” (Jihad, Hamas, Hezbollah e Iran) ha fallito il primo test d’intesa e la Jihad islamica è rimasta sola nella campagna contro Israele.
Durante l’operazione il Ministro degli Esteri iraniano aveva parlato con il leader di Hamas cercando di coinvolgerlo nella battaglia; ma gli omicidi mirati dei capi della Jihad Islamica sono risultati un messaggio chiaro soprattutto per Hamas. Come la riunione tra il premier Netanyahu, il Ministro della Difesa e il Capo del Mossad (che non ha molto a che vedere con Gaza) era un messaggio all'Iran per sottolineare come Israele sia pronto a colpire chiunque voglia distruggerlo. Inoltre la Jihad Islamica a Gaza è un problema anche per Hamas, perché con l’aiuto dell’Iran la milizia sta diventando un protagonista non solo nella Striscia ma anche in Cisgiordania.
Per Israele è stato indispensabile tenere Hamas fuori dalla battaglia, perché lo scudo missilistico Iron Dome può essere bucato dal lancio di 1.500 razzi al giorno, quindi se l’Iran riuscisse a coordinare anche Hezbollah e Hamas le difficoltà sarebbero enormi. Il prossimo test sarà venerdì quando a Gerusalemme si svolgerà la “Parata delle bandiere” per festeggiare la riunificazione della città dopo la Guerra dei 6 Giorni nel 1967. Intanto oggi il Presidente palestinese è intervenuto alle Nazioni Unite per l’anniversario della Nakba, che vuol dire “catastrofe”, e ricorda l’esodo dei Palestinesi quando i Paesi arabi, che dichiararono guerra nel 1948 allo Stato ebraico appena nato, raccomandarono di andare via in attesa di tornare dopo la vittoria.
Massimo Caviglia
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