Israele: elezioni per sei milioni di israeliani. Urne aperte dalle 7 di questa mattina fino alle 22, operazioni di voto in diecimila seggi
È difficile fare previsioni sull’esito del voto, ma è quasi certo che non ci sarà un vincitore netto, e conteranno le alleanze. Il Likud di Netanyahu sembrerebbe avvantaggiato nel formare un governo con tre partiti di destra, due di centro e due religiosi, se riusciranno a superare la soglia di sbarramento. E il nuovo partito “Blu e Bianco” di Gantz potrebbe a sua volta allearsi con due schieramenti di sinistra e forse due partiti arabi israeliani. Ma, a parte il testa a testa con l’ex capo di Stato Maggiore, Netanyahu teme che, indipendentemente da quanti seggi possa avere una sua coalizione, il Presidente Rivlin preferisca affidare il mandato a Gantz, nel caso risulti primo per numero di voti. Certo Netanyahu preferirebbe non dover sottostare a un accordo con tutti i partiti della sua coalizione, ognuno dei quali potrebbe ricattarlo in ogni momento e far cadere il governo. Ma se avesse effetto l’appello del premier di votare Likud invece dei piccoli schieramenti, e questi non superassero la soglia di sbarramento, Netanyahu potrebbe trovarsi senza una coalizione e anche senza la maggioranza in parlamento, nonostante i voti.
Come invece può accadere che Gantz riesca ad attirare qualche partito di centro o di destra che, per vendicarsi dell’appello di Netanyahu a non disperdere il voto, e per ottenere qualche poltrona, preferisca passare all’altro blocco. Tuttavia anche il “Blu e Bianco” di Gantz potrebbe essere danneggiato dalla bassa affluenza al voto nella comunità islamica che penalizzerebbe le liste arabe, già infastidite dalle mini telecamere degli scrutatori del Likud per prevenire brogli elettorali. Nel caso si crei una situazione di stallo, il Presidente Rivlin potrebbe forzare Gantz e Netanyahu a collaborare per formare insieme un governo. La legge prevede che il Presidente affidi l’incarico al leader dello schieramento più votato, che venga indicato da più partiti di una potenziale maggioranza come possibile Primo Ministro. Ma l’incognita, in caso di pareggio, è a chi dei due andrebbe il mandato. La partita quindi è ancora aperta, e anche questo è il bello della democrazia.
dal corrispondente Massimo Caviglia