L'esplosione di ieri nel sito nucleare iraniano di Natanz ritarderà solo di qualche mese la capacità del Paese di arricchire l'uranio. Non vi sono state contaminazioni o feriti, e il capo dell'Organizzazione iraniana per l'energia atomica ha dichiarato che si è trattato di un atto terroristico, e di avere già identificato il responsabile del sabotaggio. Contrariamente alla consueta prudenza, Israele ha fatto trapelare che l’operazione è stata portata a termine dai servizi segreti del Mossad, mentre il ministro degli Esteri iraniano ha promesso che il suo Paese si vendicherà presto. Israele guarda con apprensione ai colloqui tra Washington e Teheran che riprenderanno mercoledì a Vienna, nonostante le rassicurazioni del capo del Pentagono, secondo cui gli Stati Uniti restano impegnati a garantire la sicurezza di Israele.
Ed è proprio dovuta a tale preoccupazione la prossima visita a Washington di Yossi Cohen, capo del Mossad, per discutere del programma nucleare iraniano con i colleghi dell’intelligence americana. Cohen fornirà le prove che l’Iran sta mentendo per nascondere il suo vero programma di ottenere armi atomiche in tempi brevi. Ma il Presidente americano Biden sembra intenzionato a tornare ad ogni costo all’accordo del 2015 con Teheran. Se l’Iran continuasse a sviluppare le sue capacità atomiche Israele potrebbe lanciare un attacco decisivo, e si arriverebbe ad una guerra in cui gli Stati Uniti verrebbero trascinati dentro. Per questo Biden è pronto a fare concessioni agli iraniani per tornare al tavolo dei negoziati e fargli rispettare l'accordo. Ma il premier Netanyahu non si fida, e ha dichiarato che Israele non sarà vincolato dal nuovo patto fra le potenze mondiali e l’Iran, avvertendo che lo Stato ebraico si difenderà anche da solo contro chi cerca di distruggerlo. Perché, come disse l’ex Primo ministro Golda Meir: “La nostra vera arma segreta è non avere nessun altro posto dove poter andare a vivere”.
Massimo Caviglia