Israele: il deputato Lieberman difende i no-vax: “Non sappiamo nulla del vaccino”

Israele è divenuto fin dall’inizio della pandemia un Paese test per il vaccino anti Covid. Ma nonostante il tasso d’infezione sia in calo, il 90% degli over 60 abbia già ricevuto la prima dose del vaccino, e solo lo 0,1% dei vaccinati sia stato contagiato dopo l’immunizzazione (con nessun decesso), il governo israeliano sta valutando delle sanzioni per chi rifiuta di vaccinarsi. Il tasso d’infezione rimane infatti stabile al 7,6% e, durante una riunione sul virus, i Ministri della Salute e della Giustizia hanno proposto di inviare al Ministero dell'Interno i nominativi e i dati dei non vaccinati, e di promulgare una legge che costringa insegnanti, medici, infermieri e conducenti dei mezzi pubblici a vaccinarsi.

Ieri la cassa mutua Clalit, il più grande operatore sanitario israeliano, aveva comunicato un calo del 94% delle infezioni tra i vaccinati e una diminuzione del 92% dei casi gravi su oltre un milione di persone, confermando i risultati della cassa mutua Maccabi. Ma, forse per calcolo politico in vista delle elezioni, il deputato Lieberman, presidente del partito Yisrael Beytenu, ha difeso i no-vax affermando che “non sappiamo nulla del vaccino” e ha dichiarato che si opporrà ad ogni imposizione per costringere le persone a farsi vaccinare. I suoi commenti hanno irritato i funzionari sanitari, che lo hanno ripreso aspramente: incoraggiare lo scetticismo sul vaccino può costare la vita a migliaia di persone. E, alla proposta di offrire un sacchetto di carne ai residenti delle comunità ultraortodosse povere per indurli a farsi vaccinare, un medico ha risposto con umorismo macabro che lui ha già fornito molti sacchi a tutti i loro parenti che non hanno voluto vaccinarsi. Anche perché, nella settimana appena trascorsa, i giovani israeliani rappresentavano il 75% delle persone infettate e il 40% dei pazienti Covid gravemente malati.

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Massimo Caviglia

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