In vista delle celebrazioni della settimana di Pasqua in Israele, ventimila persone hanno partecipato ieri alla Domenica delle Palme a Gerusalemme, con una processione partita dal Monte degli Ulivi e giunta alla Città Vecchia. Le cerimonie si concluderanno domenica con la messa del Patriarca Monsignor Pizzaballa.
Intanto oggi si è svolto il secondo incontro per la riforma giudiziaria presso la residenza del Presidente Herzog. Una dichiarazione ha sottolineato che la riunione si è tenuta “in un buon clima, con l’intenzione di raggiungere un accordo il più ampio possibile”. Il premier Netanyahu ha congelato il licenziamento del ministro della Difesa, Gallant, non inviando la lettera formale di esonero. Gallant aveva dichiarato di essere contrario alla riforma della giustizia, e aveva chiesto di interromperne l’approvazione per motivi di sicurezza. Il governo ha comunque ratificato l’istituzione di una Guardia nazionale, che dovrebbe far parte del Ministero della Sicurezza guidato dal leader di estrema destra Ben Gvir.
Ma il Procuratore generale ha subito dichiarato che risultano impedimenti legali per convalidare la proposta. Ben Gvir era stato esonerato dal servizio militare per le sue opinioni estremiste, e ha voluto questa nuova forza perché si ritiene osteggiato dalla Polizia e dallo Shin Bet, i servizi segreti interni. Ma il premier Netanyahu lo ha accontentato in cambio del suo appoggio alla sospensione sulla riforma giudiziaria.
Intanto ieri un drone iraniano, penetrato nel nord d'Israele e proveniente dalla Siria, è stato abbattuto da due caccia israeliani; e oggi un altro drone, proveniente da Gaza, è stato distrutto dall’aviazione. L'Iran sta riposizionando le sue armi dopo gli accordi con l'Arabia Saudita sullo Yemen. Il presidente iraniano Raisi ha accettato l’invito del re Salman a visitare Riyad; l'Egitto ha consentito di nuovo agli iraniani di entrare nel Paese su consiglio dell’alleato saudita; e il Re Abdallah di Giordania ha dichiarato che “ogni musulmano deve proteggere i luoghi santi di Gerusalemme”. In un Medio Oriente dove ogni indecisione - americana o israeliana - viene vista come un segno di debolezza, il timore dell’atomica iraniana inizia a produrre i primi effetti.
Massimo Caviglia