Israele: la campagna per la vaccinazione anti Covid ormai affiancata a quella elettorale
Come già altri Paesi, anche Israele ha bloccato i voli da e per la Gran Bretagna a causa della mutazione inglese del Coronavirus. Dopo l’immunizzazione in Tv del premier Netanyahu e del Presidente Rivlin, è iniziata la somministrazione del vaccino Pfizer a tutta la popolazione ultrasessantenne. E, date le diffidenze della comunità ultraortodossa, alcuni importanti rabbini si sono fatti vaccinare pubblicamente e hanno avviato una campagna per sostenere la vaccinazione. Il vice ministro della Salute ha dichiarato che, vaccinando 60mila persone al giorno, il Paese potrà tornare alla normalità a fine marzo, se l'80% della popolazione sarà immunizzata. Chi aderirà, e risulterà guarito o vaccinato, otterrà un passaporto verde che consentirà di andare a spettacoli, concerti e ristoranti, aperti solo per le persone immunizzate. Il passaporto sarà riconosciuto a livello internazionale e si potrà viaggiare in molti Paesi senza bisogno di rimanere in quarantena. La campagna di vaccinazione dovrà però combattere contro le “fake news” per convincere i dubbiosi, magari con l’esempio di personaggi influenti.
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Ma anche la campagna elettorale sta scaldando i motori. Domani, per la quarta volta in due anni, saranno probabilmente indette nuove elezioni. Oggi il co-premier Gantz aveva presentato le sue richieste a Netanyahu come estremo tentativo di mediazione per evitare che il Paese dovesse tornare al voto. Ma il Primo Ministro è poco disponibile a concedere al suo ex avversario la rotazione del ruolo come stabilito dall’accordo di governo. Né intende accettare le proposte di togliere al ministro della Giustizia il potere di nominare il Procuratore generale dello Stato e cambiare la modalità di scelta dei giudici della Corte Suprema. Però l’incognita del voto preoccupa entrambi: nei sondaggi Netanyahu ha perso alcuni seggi dopo l’uscita di Gideon Saar dal Likud, e Gantz è stato “bruciato” dalla vicinanza al premier senza aver potuto influire politicamente nelle scelte del Paese. Così, se non si troverà l’accordo o domani non sarà rimandata l’approvazione del bilancio al 31 dicembre, Israele tornerà alle urne il 23 marzo, virus permettendo.
Massimo Caviglia