Israele: la decisione di attaccare l’Iran verrà presa solo se non vi sarà altra scelta

La corrispondenza di Massimo Caviglia

Si è svolto ieri un briefing, sul tema della sfida nucleare iraniana, con gli esperti dell’Istituto israeliano per gli Studi sulla Sicurezza Nazionale. Ha partecipato all’incontro il Direttore della divisione Ricerca e Sviluppo della Difesa e membro del comitato scientifico del sistema antimissile Iron Dome; erano presenti il Responsabile del “Programma Iran”, già a capo della Divisione Ricerca del Mossad e vice Direttore del Ministero Affari Strategici; il Direttore del programma di ricerca sulla Siria, già analista dell’Esercito e specializzato su Hamas, Hezbollah e antiterrorismo; e l’ex vice Consigliere per la Sicurezza Nazionale, specializzato nel conflitto israelo-palestinese.

Gli esperti hanno sottolineato come l’Iran sia coinvolto in tutti i tentativi di destabilizzare la regione, portando alcuni Paesi come l’Arabia Saudita ad avviare un suo programma nucleare per difendersi. E anche se Teheran è molto attenta ad evitare l’isolamento politico internazionale, agendo soprattutto tramite gli alleati, la sua minaccia atomica si fa sempre più aggressiva: il Leader Supremo Khamenei ha dichiarato che il mondo non potrebbe fermare l'Iran dall'ottenere un’arma nucleare se solo lo volesse, e che l’attuale progetto è in linea con "i princìpi islamici".

Un rapporto dell’Istituto di Ricerche di Stoccolma ha rivelato che la Russia possiede circa 5800 bombe atomiche, gli Stati Uniti 5200, la Cina 400, e l’Iran potrebbe realizzare 5 ordigni nucleari in poche settimane. Il rapporto sostiene che Israele abbia 90 bombe atomiche, ma quando si parla di armi nucleari non è mai una sfida numerica. Gli esperti israeliani hanno sottolineato come, nell’Esercito e nei Servizi di Intelligence, nessuno voglia arrivare ad un attacco all’Iran, ma occorre avere pronta un’opzione militare perché lo Stato non può permettersi di “bluffare”; la decisione verrà presa solo se non vi sarà altra scelta. Il negoziato segreto fra Washington e Teheran di questi giorni, grazie alla mediazione dell’Oman, su un accordo nucleare provvisorio, che non sia quindi sottoposto a un voto del Congresso americano, e permetta all’Iran di alleggerire le sanzioni, non è dato sapere se terrà conto delle esigenze di sicurezza di Israele o se sia l’ennesimo tentativo di Teheran di illudere l’Occidente per continuare ad arricchire l’uranio.

Massimo Caviglia

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