Israele: la seconda ondata del Covid potrebbe travolgere Netanyahu
La corrispondenza di Massimo Caviglia
Uno studio sugli scenari che potrebbero scaturire dall'applicazione della sovranità di Israele sul 30% della Cisgiordania ha concluso che il danno per la sicurezza nazionale e per la posizione diplomatica del Paese sarebbe enorme. Un'ondata di violenza palestinese a Gerusalemme, l’abrogazione del trattato di pace tra Israele e la Giordania, e una nuova amministrazione alla Casa Bianca, sarebbero solo i rischi più evidenti. Il candidato democratico Biden a novembre potrebbe ritirare il riconoscimento americano all'annessione, e forse anche la protezione del veto alle risoluzioni contro Israele nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Ma, accantonato per il momento il progetto e le polemiche sugli insediamenti, il Primo Ministro Netanyahu si trova di fronte un nemico che potrebbe batterlo più rapidamente di un avversario politico o di un giudice. Il virus continua infatti la sua corsa inarrestabile e il 61% degli israeliani è insoddisfatto della gestione della pandemia da parte del premier. Il 75% ritiene che il governo non stia gestendo bene la crisi economica, e l'83% è preoccupato per la stabilità delle proprie finanze. Gli aiuti dello Stato per l’emergenza Covid sono solo un palliativo per un’economia che ha visto crollare l’occupazione e quasi fallire la compagnia aerea di bandiera. Molti lavoratori sono allo stremo, e la metà degli 80 miliardi promessi non sono ancora arrivati a causa della burocrazia. Unica nota, che ha leggermente risollevato l’immagine del premier, è il danneggiamento del padiglione per l’assemblaggio delle centrifughe nucleari a Natanz, che ha riportato indietro di un anno il programma atomico iraniano. Agli ayatollah ora la decisione se vendicarsi prima delle elezioni americane o se attendere tra quattro mesi un’amministrazione meno favorevole a Israele.
Massimo Caviglia