CORRISPONDENZA

Israele: la strategia della tensione orchestrata da Teheran per impedire l’attacco alle centrali nucleari iraniane

Oggi pomeriggio è deceduta anche la madre delle due ragazze di 15 e 20 anni uccise da un terrorista palestinese venerdì a colpi d’arma da fuoco. Con l’attentato in cui ha perso la vita il giovane avvocato italiano Alessandro Parini, il bilancio delle vittime del terrorismo negli ultimi tre mesi è salito a 18 persone. Anche gli attacchi missilistici da Gaza, dal Libano e dalla Siria fanno parte della strategia orchestrata da Teheran per ampliare i fronti sui quali impegnare militarmente Israele e impedire l’attacco alle centrali nucleari iraniane.

I vertici di Hezbollah, Jihad Islamica, Hamas e perfino i ribelli Houti in Yemen, tutti alleati di Teheran, si sono incontrati e si stanno coordinando proprio nel momento in cui lo Stato ebraico è più debole perché diviso politicamente. Il Presidente iraniano Raisi ha dichiarato ai leader musulmani nel mondo: “Bisogna costituire un fronte unito contro Israele per liberare la Palestina”. E Teheran ha esercitato pressioni sugli ebrei rimasti nel Paese affinché non festeggino la Pasqua ebraica e partecipino alla manifestazione per la distruzione di Israele.

La Quarta divisione dell'esercito siriano, guidata dal fratello del Presidente Assad, sta portando rinforzi militari al confine con lo Stato ebraico, in un contesto simile a quando nel 1967 l’Egitto, la Siria e la Giordania si prepararono alla Guerra dei 6 giorni. Il premier Netanyahu rilascerà tra poco una dichiarazione sulla sicurezza, e ha richiesto la mobilitazione dei riservisti di frontiera dichiarando che il Paese si trova in una situazione difficile, perché le tensioni interne alla società israeliana rendono il momento meno favorevole a un conflitto contro i nemici esterni. Forse perché l'unico leader nella regione che potrebbe cambiare a breve si trova a Gerusalemme e non a Teheran.

Massimo Caviglia

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