Oggi, mentre al tribunale di Gerusalemme si è aperto di nuovo il processo al premier israeliano Netanyahu, il Presidente della Repubblica Rivlin ha iniziato le consultazioni per la formazione del nuovo governo, che si concluderanno domani, avvisando che “gli israeliani dovrebbero essere molto preoccupati di essere trascinati in una quinta campagna elettorale”. Ha poi ricevuto la delegazione del Likud, maggior gruppo parlamentare. I rappresentanti del partito hanno indicato il nominativo di Netanyahu quale premier incaricato, cui il Presidente dovrebbe conferire il mandato. Ma Rivlin ha posto una domanda atipica: “Se nella mia scelta dovessi prendere in considerazione anche elementi morali, avreste un altro candidato?”. La risposta è stata “No”, perché Netanyahu era uscito vincitore dalle primarie del partito, ma ciò la dice lunga sulle intenzioni del Presidente. Tanto più che Bennett, leader del partito di destra Yamina, ha ormai raggiunto un accordo con il blocco di centrosinistra guidato da Lapid, che gli ha garantito il premierato a rotazione dopo due anni. L’immediata reazione alla notizia sono state le dimissioni del numero tre di Yamina, che non accetta di formare un governo di coalizione con la sinistra e l’appoggio esterno dei partiti arabi. Il Presidente ha comunque un giorno ancora per valutare a chi affidare l’incarico di formare il governo e scongiurare una quinta tornata elettorale.
Voltando pagina, nonostante il ministro della Difesa Gantz abbia dichiarato che Israele non sia interessato ad essere coinvolto nel complotto per rovesciare il re di Giordania, definendo il fallito colpo di Stato “una loro questione interna”, la notizia che un ex agente del servizio segreto israeliano Mossad sia implicato nell’affare getta una luce diversa sul caso. L’agente avrebbe proposto all’ex principe ereditario e a sua moglie una via di fuga in aereo per uscire dalla Giordania nel caso che il colpo di stato non fosse andato a buon fine. Ora invece l’ex principe ereditario si trova agli arresti domiciliari e si attendono gli sviluppi di una vicenda che sembra avere come fulcro segreto la sostituzione del controllo sui luoghi sacri islamici in Israele dalla Giordania all’Arabia Saudita.
Massimo Caviglia