E’ quasi un ultimatum quello posto dal Primo Ministro israeliano Netanyahu al suo co-premier Gantz: il parlamento decreti l’annessione e la sovranità sulla Valle del Giordano e su alcune colonie o si torna al voto. Gli Stati Uniti chiedono infatti che vi sia l’accettazione del partito Blu e Bianco all’iniziativa politico-territoriale quale condizione per il via libera americano. Ma, mentre Gantz è combattuto tra i dubbi - per come la mossa verrebbe percepita in Europa, il pericolo di un’impennata delle violenze e forse l’abolizione del trattato di pace con la Giordania - il premier sta combattendo per l’immagine che lascerà nel Paese ai posteri e nei libri di storia. Tutto ciò nonostante alcuni coloni siano contrari al progetto, perché il piano implicherebbe un impegno israeliano con Washington a prevedere comunque uno Stato palestinese.
Ma, forte del consenso tra il suo elettorato di destra per aver mantenuto le promesse, Netanyahu sa che Gantz teme le elezioni perché ha perso molto seguito tra chi lo ha votato e tra gli ex alleati di sinistra, delusi dal suo appoggio al governo per fronteggiare l’emergenza economica e sanitaria dovuta al virus. E mentre i contagi risalgono, i morti aumentano e gli ospedali si apprestano ad ampliare i reparti di terapia intensiva, oggi in una riunione si è deciso di dotare il sistema sanitario di 4.000 ventilatori polmonari e di multare con l’equivalente di 150 euro chi non indossa la mascherina in luogo pubblico. Non escludendo una nuova chiusura totale per interrompere la catena dell’infezione. In attesa della data del primo luglio, quando sarà deciso il destino degli insediamenti, dei territori e del governo, ma anche il futuro del Paese.
Massimo Caviglia