Elezioni Israele: secondo i sondaggi calano i consensi per Netanyahu
Secondo un autorevole sondaggio, il ticket elettorale fra il Generale Gantz e il giornalista Lapid, ideato per ottenere contemporaneamente i voti del centrodestra e del centrosinistra, raccoglierebbe 36 dei 120 seggi in Parlamento, contro i 31 dell’attuale premier, che è obbligato quindi ad allearsi con i partiti di estrema destra per formare un governo.
A sorpresa, il partito di sinistra Meretz ha annunciato che appoggerà il governo di Gantz e Lapid, e chiederà il sostegno degli elettori arabi contro Netanyahu, che ha stretto un accordo elettorale col partito Otzmà Yehudìt (Potere ebraico) creato dai seguaci del rabbino Kahane, eletto deputato nell’84 ma poi espulso dal Parlamento dopo che il suo partito anti arabo Kach fu dichiarato razzista e sciolto dal governo Rabin.
Kahane fu assassinato nel ’90 da un attentatore islamico, ma la sua ideologia anti araba ha ancora qualche sostenitore, e Netanyahu dovrà spiegare la sua scelta non solo agli elettori del Likud ma anche agli ebrei americani, che lo hanno appoggiato finora e nei quali la sua decisione ha creato non poco turbamento.
Il premier ha risposto puntando il dito contro la sinistra, che “condanna il blocco di destra perché tenta di fermare la sua coalizione, ma lavora per far eleggere estremisti islamici in Parlamento e creare un blocco di sinistra” uguale e contrario.
Così anche Gantz e Lapid voleranno a Washington il mese prossimo, per convincere gli ebrei americani che è il momento di abbandonare il sostegno a Netanyahu e puntare sul loro nuovo partito Cahòl ve Lavan (Blu e Bianco).
Anche se, nel sondaggio, la coalizione dei partiti di destra e di quelli ortodossi otterrebbe 62 seggi. Una maggioranza risicatissima e tutta da dimostrare, perché da qui ad aprile potrebbe accadere di tutto. Ed è per questo che il Generale Gantz vuole puntare ad attrarre gli elettori di destra premendo sul tema della sicurezza caro a Netanyahu.
Ma, se vincerà le elezioni anche questa volta, il premier inizierà subito dopo a lavorare col Presidente americano Trump per la creazione di uno Stato palestinese.
E, secondo indiscrezioni accreditate, accetterà il piano per stabilire il territorio del nuovo Stato nel 90% dell'area richiesta dai palestinesi, inclusa la divisione di Gerusalemme.
La corrispondenza di Massimo Caviglia