Israele: si dimettono tre generali ai vertici del Mossad
La corrispondenza settimanale di Massimo Caviglia
Sono due i casi che in queste ore tengono gli israeliani col fiato sospeso. Il quartier generale dell’antiterrorismo ha avvisato tutti i cittadini che intendono viaggiare in Turchia di non recarsi nel Paese, e a quelli che già vi si trovano è stato chiesto di lasciare la Nazione. Infatti pochi giorni fa una coppia di turisti israeliani è stata arrestata per aver fotografato la casa del Presidente Erdogan, e il timore è che i due coniugi possano essere trattenuti come prigionieri in Turchia per un lungo periodo di tempo, forse addirittura per anni. I due sposi, entrambi autisti di autobus e genitori di un bambino, sono stati accusati di spionaggio, e il governo israeliano ha chiesto attraverso i canali diplomatici che vengano liberati, ma il tribunale turco ha esteso i termini di custodia. La storia di detenzioni per motivi politici del regime di Erdogan non fa sperare per il meglio e ha sollevato preoccupazioni in Israele. Se davvero fossero state spie del Mossad, i coniugi non avrebbero scritto nel messaggio al gruppo Whatsapp di famiglia: “Guardate la casa di Erdogan come è bella”, perché in Turchia è risaputo da chiunque utilizzi i social media che il termine “Erdogan” non va mai usato nei post e nelle chat perché fa subito scattare un allarme nei computer di sorveglianza della polizia e dei servizi segreti turchi.
L’altro caso riguarda proprio il Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana: tre alti dirigenti si sono dimessi per disaccordi con il nuovo direttore. I tre generali sarebbero il capo delle operazioni, il capo della divisione tecnologica e il capo dell’anti terrorismo, tutti ufficiali della massima importanza. La nomina del direttore Barnea, che aveva preso il posto di Yossi Cohen a capo del Mossad, sembrava fosse gradita ai vertici dell’Agenzia; ma forse non è stato così per i nuovi vertici politici, trattandosi di una nomina di Netanyahu. La notizia ha creato comunque non poco scompiglio, perché avviene proprio nel momento in cui ci si avvicina alla resa dei conti con l’Iran. O forse è proprio questo il motivo delle dimissioni.
Massimo Caviglia
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