Israele: timori di una immediata rappresaglia iraniana, qualora dovesse fallire il negoziato su Gaza
Dossier mediorientale fra i temi forti della campagna per le Presidenziali americane. Nelle scorse ore il discorso di Kamala Harris: epilogo della Convention Dem di Chicago
Si parla di forze israeliane in massima allerta, in attesa che Yahya Sinwar si esprima sull'ultima proposta negoziale dello Stato Ebraico presentata al Cairo. Riguarderebbe la questione nodale del controllo sul confine sud di Gaza: con la presenza di ispettori ONU lungo l'asse Filadelfia; e di una delegazione UE sul versante palestinese. Alchimie che potrebbero tuttavia non convincere il leader di Hamas: nascosto chissà dove. Ma se i colloqui dovessero deragliare l'annunciata rappresaglia iraniana – per l'assassinio di Haniyeh - potrebbe scattare immediatamente, incendiando l'intera Regione.
E' l'“opzione armageddon” che la Casa Bianca sta tentando di scongiurare; parla di “progressi” nelle trattative, e al contempo mostra i muscoli: con l'invio di portaerei. Su questo dossier del resto l'Amministrazione Biden sta pagando pegno sul fronte interno. Cortei pro-Palestina a Chicago. La replica di Kamala Harris nell'atteso discorso di accettazione della nomination. “Garantirò sempre che Israele abbia la capacità di difendersi”, ha detto.
Dall'altra parte ha ribadito l'impegno a porre fine alla guerra; garantendo l'autodeterminazione dei palestinesi. Come a non voler scontentare nessuno. Toccati del resto tutti i topos retorici del caso, nello speech; a partire dal voler essere la “Presidente di tutti”. O l'impegno ad aiutare la classe media. Potrebbe giovare sul punto il taglio dei tassi annunciato dal Presidente della Fed, con singolare tempismo. Ha poi rilanciato su quello che pure è ritenuto il suo tallone d'achille; definendo “fallimentare” il sistema dell'immigrazione. Una strizzata d'occhio all'America profonda; accompagnata da attacchi senza quartiere a Trump. I dittatori fanno il tifo per lui, ha detto. Ricorrente il concetto vagamente messianico della lotta globale alla tirannia; dell'eccezionalismo americano. Ha poi posto l'accento sul supporto a Kiev; in un momento potenzialmente decisivo del conflitto.
Con i russi che continuano ad avanzare nel Donbass, mentre è in pieno svolgimento l'offensiva ucraina nel Kursk. Rivendicato uno strike con l'utilizzo di bombe plananti americane. Il Cremlino dall'altra parte ha sollecitato l'attenzione dell'Aiea, per un presunto attacco con droni nel perimetro della centrale nucleare della Regione. Scenari inquietanti. Nelle scorse ore l'appello del Premier indiano Modi, in visita da Zelensky. Ha invitato entrambe le parti a sedersi al tavolo negoziale; sottolineando come il proprio Paese sia pronto a svolgere un “ruolo attivo” per la pace.
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