Israele: ultimi dettagli per l’accordo col Libano sui confini marittimi e i giacimenti di gas
La corrispondenza di Massimo Caviglia
A fronte delle decine di manifestanti uccisi in Iran durante le proteste per la morte della giovane Amini, assassinata per non avere indossato correttamente il velo islamico, sono già cinque i poliziotti della forza paramilitare Basij, creata da Khomeini, rimasti uccisi negli scontri con i dimostranti, che li hanno ripresi mentre sparavano sulla folla. Il leader supremo Khamenei ha dichiarato che la morte di Amini è stata “uno sfortunato incidente” ma ha espresso sostegno alle forze di sicurezza, affermando che le proteste sono organizzate da Israele e dagli Stati Uniti. E forse in quest’ottica rientrano anche gli arresti di un gruppo di giovani francesi, polacchi, svedesi e olandesi che stavano festeggiando il compleanno di Alessia Piperno, una trentenne italiana che organizza viaggi come Travel Planner, e che si trovava a Teheran in attesa di andare in Pakistan. La giovane ha telefonato dalla prigione al padre, che gestisce una libreria a Roma, pregandolo di aiutarla a uscire. Del caso si sta occupando la Farnesina, che deve agire con molta discrezione in un contesto critico, data la drammatica situazione in Iran.
Infine è in via di soluzione la questione fra il Libano e Israele per i confini marittimi - e soprattutto i giacimenti di gas nelle aree contese del Mediterraneo - che durava da oltre 10 anni. Il premier israeliano Lapid ha dichiarato che l’accordo, mediato dagli Stati Uniti, “indebolirà la dipendenza del Libano dall'Iran e porterà stabilità nella regione”. Il ministro della Difesa Gantz ha affermato che l’intesa “protegge la sicurezza di Israele”, anche se il piano non prevede che il Libano riconosca lo Stato ebraico, né vengono menzionati i confini terrestri. E, all’approvazione dell’accordo da parte del capo del movimento Hezbollah, che aveva minacciato di attaccare Israele se avesse estratto il gas dal giacimento di Karish, ha fatto eco il leader dell’opposizione Netanyahu, che ha definito il patto una “resa alle minacce di Nasrallah” sottolineando che “Lapid non ha il mandato per cedere territori e beni sovrani a uno stato nemico senza un referendum”.
Massimo Caviglia
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