"Siamo nel mezzo di una dura guerra contro l'asse del male dell'Iran, che cerca di distruggerci. Questo non accadrà, perché saremo uniti e, con l'aiuto di Dio, vinceremo insieme", ha assicurato in un messaggio video serale il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Che, nonostante i pessimi rapporti con il presidente del Paese suo maggiore alleato, gli Stati Uniti, sa che gli obiettivi del suo esercito stavolta dovranno per forza essere decisi e condivisi con Joe Biden.
Il presidente Usa ha avvisato a distanza il primo ministro dichiarando che "non sosterrebbe un attacco ai siti nucleari iraniani". Subito prima di un colloquio telefonico con lo stesso Netanyahu. Come dire: la rappresaglia contro Teheran è inevitabile, ma ci sono linee rosse, e il nucleare può essere solo oggetto di diplomazia.
Funzionari israeliani hanno fatto sapere che l'aeronautica potrebbe bombardare infrastrutture strategiche dell'Iran, ossia piattaforme petrolifere o di gas, mettendo in ginocchio il Paese. L'opzione siti nucleari non è esclusa, hanno sussurrato. Teheran non ha difficoltà a immaginare il disastro che un attacco israeliano di massicce dimensioni potrebbe causare alla vita del Paese, ributtandolo indietro di decenni. E cala nuove carte. I pasdaran stanno lavorando alacremente per diffondere su siti e canali Telegram la posizione degli ayatollah: se Israele attaccasse gli impianti petroliferi, è la minaccia, verrebbero colpiti per ritorsione i siti di estrazione del greggio in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Azerbaigian, Kuwait e Bahrein, ha riferito Channel 12.
Ieri sera intanto nuovi bombardamenti su Beirut, con le autorità locali che parlano di almeno 6 morti. Hezbollah afferma che è stato colpito un suo centro di soccorso e assicura che continuerà ad infliggere perdite sul campo alle truppe israeliane. In un raid su Gaza sarebbe stato ucciso uno degli autori del linciaggio di Ramallah. Pioggia di droni ucraini sulla Russia, con Mosca che afferma di averne abbattuti 113 stanotte su 4 regioni.